Confini e contatti, il 44° convegno Caritas a Grado

“Confini, zone di contatto non di separazione” questo il tema scelto da Caritas Italiana per il 44° convegno nazionale delle Caritas diocesane. È esperienza comune provare ogni tipo di confine con le sue diversità e contraddizioni, i suoi aspetti positivi e negativi.

La storia, purtroppo, è stata segnata da letture negative dei confini, chiudendo le strade delle relazioni tra popoli e aprendo scenari di violenza e di guerre per la sete di conquista.

Quando si perde di vista che tutti siamo pellegrini su una terra che non è nostra ma è di Dio, rischiamo di continuare a generare lotte e divisioni che aprono scenari drammatici, come le attuali guerre. Superare ogni confine significa metterci in relazione per riscoprire l’altro come fratello da accogliere e amare, così si supera il confine dell’indifferenza per rispettare la giusta distanza dell’altro nel rispetto della sua propria libertà.

Protagonisti del Convegno sono stati i giovani giunti numerosi da tutte le diocesi. Attraverso le testimonianze, gli interventi e le proposte hanno animato le quattro giornate di Convegno affermando che anche loro possono e devono essere protagonisti nel contesto Caritas. Una consapevolezza che ha trovato consensi in tutta l’assemblea, che ci fa ben sperare per il futuro delle nostre Caritas e che testimonia come, in perfetta linea con il tema del convegno, siano caduti i confini tra gli adulti ed i giovani, riscoprendo come questi ultimi siano una preziosa risorsa per il nostro servizio di carità.

Forti le emozioni che abbiamo provato durante la visita presso la cattedrale di Nova Gorica in Slovenia, punto di passaggio dei profughi che fuggono dai territori di guerra del Medio Oriente, provenienti dalle testimonianze delle persone originarie dei territori di confine di Gorizia e Nova Gorica, dei problemi vissuti dai loro genitori nel periodo dei regimi fascista e poi comunista, della difficoltà di apprendimento della lingua vissuta dai giovani italiani e sloveni, ma anche dalle belle testimonianze di giovani che senza problemi hanno socializzato tra loro passando da un territorio all’altro superando qualsiasi concetto di confine sia materiale che sociale.

L’intera assemblea ha supplicato il Signore nella cattedrale di Nova Gorica di fermare la mano dell’uomo per tutte le volte che non è stato capace di essere operatore di pace e relazione, e per tutte le ferite che si sono aperte e si apriranno nell’umanità divisa. La speranza ultima che ci lascia il convegno è quella di riconoscere sempre più i propri limiti e abbattere quelli che ci dividono dalle storie degli altri.

Torniamo nelle nostre diocesi con un’immagine più nitida della Caritas, chiesa viva tra la gente, chiesa sempre più in uscita sia in ambito nazionale che internazionale dove i confini non sono intesi come limiti invalicabili, ma come zone di contatto, sociale, etnico e umano.

Fabio Leggeri, Enrico Ottaviani, Andrea Pasquali