Corresponsabili col Vescovo

La “corresponsabilità con il vescovo” è stato il tema che il percorso sinodale degli incontri formativi del Clero delle nostre Diocesi ha affrontato nella mattinata di giovedì 23 febbraio, appena iniziata la Santa Quaresima.

Il Vescovo stesso, nella sua dettagliata relazione, ha trattato questo tema che lo tocca personalmente. Dopo una premessa biblico-teologica – nella quale richiamando passi dell’Antico e del Nuovo Testamento – ha messo in luce come «Gesù (…) convoca intorno a sé l’Israele escatologico per la salvezza di tutte le nazioni della terra», il nostro Pastore ha richiamato il dato fondativo di questo rapporto tra un Vescovo e il suo presbiterio. L’Amore di Cristo Servo è il fondamento e l’«unica roccia salda dello stare e camminare assieme».

«Solo se fondato su questo Amore e non sulla sola sincera buona volontà umana, radicalmente insufficiente, questo camminare insieme ecclesiale potrà sperare di resistere all’inevitabile vaglio della fede e dell’Amore. Allora come oggi. Non si tratta infatti di uno stare e camminare insieme idilliaco, né tanto meno politico» ma di una comunione che nasce nel suo nucleo dal Sacramento dell’Ordine. Quindi, in sostanza, non si tratta di “buone relazioni” o di “buone prassi” ma di un dato di fede, di un’accettazione fatta per fede in Dio di un legame corresponsabile, che porta con sé un impegno e una risposta positiva di “obbedienza”.

L’obbedienza come virtù e come promessa ecclesiale, vissuta nella corresponsabilità, in questo ambito di fede, ha ben altro valore che l’accettazione passiva della volontà di un “superiore”, a cui eventualmente neanche si aderisce personalmente.

Mons. Parmeggiani ha donato, nella sua relazione, un ricordo personale legato ad un vecchio Vescovo che conobbe, il quale al limite del suo servizio raccomandò ai suoi preti di accogliere il nuovo Vescovo «come un fratello che è affidato alla vostra cura, perché possa crescere e donare sé stesso».

E il tema della “vulnerabilità” del Vescovo è stato illustrato magistralmente a partire dal commento della grande preghiera con la quale, nella Liturgia romana, il Vescovo conferisce il secondo grado dell’Ordine. «Ora, o Signore, vieni in aiuto – canta il Vescovo ordinante – alla nostra debolezza e donaci questi collaboratori di cui abbiamo bisogno per l’esercizio del sacerdozio apostolico».

Il Vescovo invoca l’aiuto di Dio perché “ha bisogno” dei presbiteri. Essi, con il loro specifico ministero, sostengono il suo servizio apostolico. «Sin dal suo sorgere (…) il rapporto tra episcopato e presbiterio prende forma a partire dalla consapevolezza di una vulnerabile vocazione all’unità. (…). Una chiamata all’unità che si diffonde verso una plurale collaborazione, in vista di una missione universale».

Ripercorrendo la storia e il magistero della Chiesa, fin dal Concilio di Trento, il nostro Vescovo ha spiegato l’evoluzione del concetto sacerdotale e, richiamando più volte i testi di Presbiterorum Ordinis, ha sottolineato come i presbiteri sono una presenza organica nella Chiesa, che ha per fonte il sacerdozio stesso di Gesù Cristo.

Non senza aver anche dato un ampio spazio ad una ricerca sociologica che, con i dovuti distinguo ma con uguale intensità, ci ha permesso di cogliere il nesso tra colui che presiede e coloro che ad esso sono associati in un servizio-ministero che noi diciamo ecclesiale, il Vescovo ha concluso elencando e riflettendo sui “luoghi” ove questa corresponsabilità si tocca e ove è necessaria, l’informazione e la consultazione. «Anche il magistero del Vescovo afferisce a questo livello di partecipazione. Le lettere pastorali, l’atto di presiedere la preghiera e l’omelia quando il presbiterio è radunato (…), gli atti amministrativi canonici devono essere luoghi di insieme». «L’insieme, la corresponsabilità tra vescovo e presbiteri può così giungere ai gradini più alti della scala della partecipazione alla responsabilità della comunità: consultazione e deliberazione partecipata».

Un livello “alto” di impegno per un cammino davvero sinodale, è stato quello indicato dal Vescovo di Tivoli e di Palestrina in questa intensa mattinata. Ai presbiteri – che hanno vissuto per Vicaria, dopo la relazione, un dialogo serrato e costruttivo su domande sgorgate dall’intervento stesso – il compito di vivere appieno questa responsabile vocazione, che, in sostanza, è espressione della loro fede in Cristo, buon Pastore.

Ludovico Borzi