Si è tenuto presso la sala Cuore Immacolato del Santuario di San Vittorino Romano, lo scorso 17 marzo, il quinto appuntamento de I venerdì del Concilio, un itinerario pensato per ricordare i 60 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. Protagonista della serata la costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum, ad introdurre e spiegare il documento don Massimo Grilli, professore emerito della Pontificia Università gregoriana e responsabile del servizio diocesano di apostolato biblico. Pubblicata il 18 novembre 1965 la Dei Verbum è definita “Punta di diamante” del Concilio e si sviluppa in 6 capitoli.
Grilli ha scandito la relazione in 3 punti, il primo, riguardante i primi due capitoli: Dio ha voluto rivelarsi nella Parola, con la Parola; il secondo punto, la Sacra Scrittura come Parola di Dio, ha riguardato i capitoli da 3 a 5; l’ultimo punto, la Sacra Scrittura ha senso pieno nella vita della Chiesa, si è concentrato sul VI.
Grilli ha voluto avvertire che la sua sarebbe stata una interpretazione del documento conciliare, non una sintesi, anche alla luce delle prospettive di sviluppo degli anni successivi.
Al principio del cammino di fede è una rivelazione, ha detto don Massimo, la rivelazione che Dio fa del suo progetto sugli uomini, manifestato attraverso la Parola. Cristianesimo ed ebraismo sono religioni del Logos.
Chi parla si rivela e dice qualcosa anche a sé, ha spiegato Grilli. Così Dio si riappropria dell’alleanza con l’uomo. La Parola cerca un tu, è dialogica, e si fa carne in Gesù. In ebraico davar significa parola ed accadimento; come ricorda Isaia, quando Dio parla deve accadere qualcosa. Affrontando il secondo punto don Massimo ha spiegato come la Sacra Scrittura sia Parola di Dio e Parola dell’uomo. Dopo un excursus in relazione alla interpretazione delle Scritture lungo i secoli il discorso del professore è approdato alla necessità dell’ermeneutica ed infine all’importanza della tradizione, con l’augurio di tornare a cibarci della Parola per crescere come cristiani.