Domenica prossima 23 gennaio, III del Tempo ordinario, sarà dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione delle Sacre Scritture
Accogliendo l’invito di papa Francesco che, col Motu Proprio Aperuit Illis del 30 settembre 2019, ha stabilito che “la III domenica del Tempo Ordinario sia dedicata alla celebrazione, riflessione e divulgazione della Parola di Dio” per “far crescere nel popolo di Dio la religiosa e assidua familiarità con le Sacre Scritture”, le nostre diocesi di Tivoli e Palestrina si preparano a celebrare tale iniziativa il prossimo 23 gennaio.
I padri del Concilio Vaticano II nella Dei Verbum affermavano: “La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il Corpo stesso di Cristo, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della Parola di Dio che del Corpo di Cristo”. San Girolamo, grande traduttore e interprete della Sacra Scrittura, dottore della Chiesa, fece del suo rapporto con i testi sacri l’occupazione principale di tutta la vita. Scriveva: “Adempio a ciò che devo, obbedendo ai comandi di Cristo: Scrutate le Scritture e Cercate e troverete…Se infatti secondo l’apostolo Paolo, Cristo è potenza di Dio e sapienza di Dio, chi non conosce le Scritture, non conosce la potenza di Dio né la sua sapienza: l’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo” (ComIs, Prol, 1-2).
Seguendo la tradizione patristica possiamo trovare dei principi per leggere la Scrittura e gustarla, facendone il centro della nostra vita. Per i Padri la Scrittura è un tesoro inesauribile e una fonte inestinguibile, mentre i dettagli in essa presenti costituiscono perle preziose o “noci” di cui, una volta aperto il guscio, si può gustare il delizioso sapore: “Tutto ciò che leggiamo nei divini libri brilla e rifulge anche nella corteccia, ma è più dolce e penetrante fino al midollo. Chi vuole mangiare la noce, rompa il guscio” (Girolamo, Ep. 58,9). E scrive ancora sant’Efrem il Siro: “La Parola di Dio è un albero di vita che da tutte le parti ti porge frutti benedetti” (ComDiat 1,18).
Solo queste poche citazioni ci fanno capire che il rapporto con la Scrittura per tutti i cristiani dovrebbe essere vivo, e mai deve trasformarsi in un approccio arido, che si limiti al mero senso letterale. Meglio non rinchiudersi nelle prigioni dorate del letteralismo, ma cavalcare nelle praterie dell’oltre ciò che è scritto: “Ritornerò agli immensi campi delle Scritture divine: cercherò il senso spirituale della Parola di Dio, dove nessuna angustia mi opprimerà. Galopperò, infatti, per gli immensi spazi della comprensione mistica e spirituale” (Origene, ComRm 7,11).
Certamente l’apporto della moderna scienza esegetica è di enorme utilità per l’approfondimento del significato e d’indispensabile aiuto per non far dire alla Scrittura ciò che essa non dice: non bisogna mai lasciar adito all’interpretazione soggettiva o infondata. Bisogna altresì imparare a vivere la Parola di Dio, per questo ogni cammino cristiano deve essere irrorato dalla linfa vitale della Scrittura e ogni pastore spendersi per offrire una vera e propria iniziazione alla Scrittura, senza la quale l’ascolto della Parola non può dare i suoi frutti più fecondi.
Daniele Masciadri