Fantini: come comunità cristiana possiamo fare molto, con la formazione e l’informazione

Il gioco d’azzardo, nel nostro Paese, ha assunto dimensioni oltremodo rilevanti e una forte spinta commerciale facilmente percepibile dagli innumerevoli esercizi e punti vendita dislocati in tutti i luoghi, anche in lontani paesi montani. Il gioco d’azzardo porta con sé un rischio che, in particolari gruppi di persone ad alta vulnerabilità, può sfociare in una vera e propria dipendenza comportamentale. Questa condizione è ormai riconosciuta come un disturbo compulsivo complesso e cioè una forma comportamentale patologica che può comportare gravi disagi alla persona, derivanti dall’incontrollabilità del proprio comportamento di gioco, e contemporaneamente la possibilità di generare gravi problemi sociali e finanziari oltre che entrare in contatto con organizzazioni criminali del gioco illegale, anche e soprattutto con quelle dell’usura.

Infatti, da un punto di vista sociale, i soggetti affetti da questa patologia presentano un elevato rischio di compromissione finanziaria personale che ha evidenti ripercussioni in ambito familiare e lavorativo, fino ad arrivare a gravi indebitamenti e alla richiesta di prestiti usuranti. Questo è uno degli aspetti che collega il gioco d’azzardo patologico alla criminalità organizzata che investe energie e capitali rilevanti. Attraverso la nostra rete, abbiamo notizia certa di numerose famiglie e persone del nostro territorio distrutte a causa di questo grave fenomeno. Di per sé il gioco d’azzardo è fonte di legittimo piacere e quindi non può essere vietato o proibito tout court, tuttavia, nel momento in cui sono accertati effetti negativi documentati sulla salute di persone, è più che mai urgente potenziare forme di regolamentazione e di tutela della salute e dell’integrità sociale, soprattutto alla luce della forte evoluzione che questi giochi stanno avendo sulla rete internet, dove è estremamente difficile esercitare controlli ed introdurre forme di prevenzione.

Oltre a questo, molto spesso il fenomeno è associato all’uso di sostanze stupefacenti, all’abuso di alcol e alla presenza di patologie psichiatriche.

Colpisce particolarmente i giovani, sebbene gli adulti e anziani non ne siano esenti. Queste considerazioni, unite al corretto dimensionamento del fenomeno che ha raggiunto livelli di guardia sia in ambito sanitario che sociale, rendono ancor più indispensabili e incisive queste strategie e linee d’azione finalizzate alla prevenzione, alla cura e alla riabilitazione.

Come Caritas del Lazio, si è cercato di sensibilizzare l’Amministrazione Regionale verso una modifica restrittiva delle norme in materia di contrasto al gioco d’azzardo, ma in questi ultimi giorni, un particolare emendamento proposto dalla stessa Giunta ha stravolto la Legge regionale 5/2013, allora pensata per evidenziare la pericolosità dell’industria dell’azzardo e della sua capillare diffusione nel territorio regionale, adottando un compromesso che fa del Lazio una delle regioni fanalino di coda nel contrasto alle dipendenze e alla criminalità organizzata.

Continueremo nelle prossime settimane nel fare un appello ai Sindaci dei comuni delle rispettive Diocesi chiedendo, secondo le loro competenze, quelle misure che la Giunta regionale e il Consiglio regionale non hanno avuto il coraggio di approvare.

Come comunità cristiana possiamo fare molto anche noi, per prevenire, con l’informazione e la formazione dei giovani, delle coppie che si preparano al matrimonio, degli adulti e degli anziani che forse sottovalutano certe abitudini. C’è poi la vicinanza, da assicurare a chi già vive il dramma dell’azzardopatia e per i quali occorre rivolgersi a centri specializzati per curare quella che è una malattia.

Virgilio Fantini
Direttore della Caritas diocesana di Tivoli