Servus Servorum Dei” è il titolo con il quale si identifica il santo patrono di San Gregorio da Sassola, comune della diocesi di Tivoli, dove il 12 marzo è stato ricordato papa Gregorio Magno. Nelle restrizioni del momento che non consentono la processione per le vie del paese, sono state celebrate 4 Messe nell’arco della giornata e, grazie alla Confraternita del Ss.mo Salvatore, si è innalzata all’interno della chiesa, la maestosa statua dedicata a san Gregorio Magno sulla sua imponente macchina (Facebook: Parrocchia San Gregorio Magno – San Gregorio da Sassola).
È stato un modo per tutti i parrocchiani di stringersi in preghiera accanto all’amato patrono e alle importanti reliquie che per l’occasione sono state trasportate nella parrocchia arcipretale. È infatti proprio in questo difficile periodo pandemico che la figura di san Gregorio Magno evoca un messaggio ancor più forte di fede e disperanza. Era il 590 quando il monaco benedettino Gregorio venne innalzato al soglio pontificio. Nato da genitori benestanti abbandonò, ancor fanciullo, i suoi averi per praticare l’umiltà vera, quella dedita ai poveri appestati dai quali andava spesso a far visite di pietà, a piedi scalzi, portandogli elemosina e a consolarli, senza timore alcuno di pregiudicare la propria salute. Tutto ciò in un periodo storico dove dilagava la peste.
“In quella estate, fra le prime processioni di papa Gregorio Magno, vi fu quella che condusse a San Pietro l’immagine di Maria Salus populi Romani, conservata in Santa Maria Maggiore e dipinta dall’evangelista Luca, per implorare la fine dell’epidemia. Durante la processione, in una sola ora erano morte ben ottanta persone, ma papa Gregorio non smetteva di incoraggiare ad andare avanti con fede. Man mano che il corteo si avvicinava a San Pietro, l’aria diventava più leggera e salubre, d’improvviso scesero dal cielo schiere di angeli che cantavano quelle che sarebbero diventate le parole del Regina Coeli, San Gregorio rispose: Ora pro nobis rogamus, Alleluja!
Gli angeli planarono ancora più in basso per galleggiare sulle teste dei presenti e infine circondare il dipinto di Maria. Gregorio guardò in alto e sulla cima del castello vide la grande figura armata dell’Arcangelo mentre asciugava la spada dal sangue e la riponeva nel fodero” (da www.vaticannews.va). Di lì a poco, la storia ne è testimone, la pestilenza cessò. L’analogia con il periodo che stiamo vivendo è più che mai significativa. Moltissimi sono stati i fedeli che sia durante la novena che ha preceduto la ricorrenza, piuttosto che il 12 marzo, hanno fatto un “salto” in chiesa per un sentito e filiale saluto al santo protettore. Grande è la devozione che unisce i sangregoriani al loro patrono, un legame reso ancor più forte dalle preghiere recitate a gran voce per chiedere l’intercessione del Santo, affinché si possa scrivere la parola fine a questo annus horribilis.
Stefano Iannilli