Il nostro vescovo mons. Mauro Parmeggiani ha proseguito ad incontrare le religiose nella forma che il tempo di pandemia permette, in video conferenza.
L’argomento proposto dal nostro vescovo: “Vieni e seguimi” secondo il Vangelo di Marco è il versetto per vivere un ritorno alle origini della nostra chiamata. Ci siamo sentite provocate e sollecitate a ripercorrere con l’aiuto della Parola e con la memoria del tempo e del cuore l’invito personale a seguire Gesù che passando come per Andrea e suo fratello Pietro nell’ordinario della nostra giovane età e nelle occupazioni quotidiane ci ha scelte per seguirlo.
Il “vieni e seguimi” suppone un atteggiamento di ascolto come quello di Maria, la giovane di Nazaret, che provocata dall’annuncio dell’angelo Gabriele raccoglie la Parola e dopo l’ascolto che si traduce in una risposta, in un si che la rende feconda, grembo del Figlio di Dio. Dall’ascolto scaturisce la gioia che ti porta a lasciare tutto: cose, affetti, occupazioni, progetti… per andare dietro a Gesù, come hanno fatto anche Giacomo e Giovanni.
Una parola e un atteggiamento che il nostro vescovo ha più volte indicato è stata: “ascolto”.
Andando avanti nella riflessione incontriamo anche Giuseppe, il giusto, il custode di Maria e del redentore, colui che nel silenzio sa lasciare tutti i suoi progetti per accettare la logica di un Dio che lo investe di una grande responsabilità: essere padre del Figlio di Dio.
A questo punto l’attenzione si volge al libro dei Re e in particolare al vieni e seguimi di Eliseo che ha lanciato il profeta Elia. Eliseo lascia tutto per seguire la via che gli è stata indicata quella di essere anche lui profeta.
Anche noi come religiose di quest’oggi siamo chiamate a testimoniare più che con le parole con la testimonianza la profezia del Regno di Dio in un mondo che si allontana dal Signore per cercare verità molte volte false ed effimere. Una considerazione emersa dal nostro confrontarci in comunità. Come diceva san Francesco: “predicate il vangelo con la vita più che con le parole”. Dobbiamo considerare che la chiamata di Gesù coinvolge tutta la persona e in particolare, è la chiamata che come per i discepoli di allora passa attraverso uno sguardo: “Gesù passa lungo il mare di Galilea e vide…”, uno sguardo e una chiamata. Si tratta di uno sguardo di amore, uno sguardo che porta Pietro alla sequela che conquistato da questo sguardo si lascia trasformare; non è più Simone, ma Cefa, pietra, roccia su cui Gesù fonderà la sua Chiesa.
Ancora oggi Gesù passa nel lago della nostra vita quotidiana e ci provoca con il suo: Vieni e seguimi.
Sarebbe molto bello a questo punto della meditazione fare un tuffo nel passato, ritornare alla prima volta che ci siamo sentite dire: “vieni e seguimi”, magari eravamo prese da tanti sogni, desideri, occupazioni varie… e quel vieni e seguimi che viene a sconvolgere i tuoi progetti, diventa la proposta radicale di una scelta non più tua ma di un Altro che forse conoscevi appena, eppure ti sei fidata , ti sei lasciata attrarre dal suo sguardo e da una proposta che ti portava a rischiare tutto per un dove e un come che ti ha trasformata in una donna libera, perché disposta ad abbandonare il mondo che fino a quel momento era il tuo tutto, la tua gioia la tua sicurezza.
La chiamata diventa mistero, sì mistero del seguire una voce, uno sguardo, un invito ad abbandonare tutto per lasciare quello che fino a quel momento rappresentava tutta la tua vita e invece quel vieni e seguimi sconvolge la tua normalità e la tua ordinarietà per diventare un mandato nel mondo non più con i tuoi occhi ma con lo sguardo di chi ti ha attirato a sé per collaborare alla diffusione della lieta notizia.
Il nostro vescovo a questo punto cita papa Francesco quando, riferendosi ai sacerdoti e agli uomini di chiesa, esorta tutti con questa originale espressione: “il pastore deve avere l’odore delle pecore anche le consacrate devono avere l’odore del popolo”. Ogni consacrato deve essere disposto a donare tutto per la gente.
Ritornando ai suoi discepoli c’è da dire che Gesù passa mentre gettavano le reti in mare: li chiama ad essere strumenti di salvezza: vi farò pescatori di uomini.
Al discorso si aggiungono alcune parole chiave: seguire: ascoltare, obbedire, rispettare…
Siamo invitate a soffermarci sulla certezza che, dice il vescovo: voi siete scelte da Dio per donarvi a Lui per i fratelli e le sorelle che sono nel mondo, con cuore grande; una generosità e disponibilità che esce anche dai conventi per andare incontro alle persone, rispettando le vostre regole, cercando anche di rivedere gli orari e le abitudini della comunità per andare incontro al popolo. Occorre saper leggere i segni e le necessità degli uomini della società odierna.
Dobbiamo avere la certezza che Gesù dà risposta ai nostri desideri e bisogni e noi dobbiamo dare la testimonianza agli altri.
Sequela di Gesù significa abbandonare tutto… e caricarsi della sua croce. Si tratta di quell’invito a rinnegare sé stessi e prendere ogni giorno la croce.
Portare e accettare la croce è pesante e se ci ha chiamati lui non dobbiamo pensare al peso che ci ha dato lui. A volte nella chiesa vi sono problemi di collaboratori che danno scandalo e tradiscono i rapporti personali. Siamo incoraggiati a caricarci la nostra croce con gioia, perché il suo giogo è leggero e soave. Nel portare il giogo e ci stiamo noi e ci sta Gesù, che porta il nostro giogo. Sappiamo che la croce diventerà una croce gloriosa perché unite all’uomo della croce.
Seguire Gesù implica l’accettare che sia lui a tracciare il cammino; Gesù non nega gli affetti ma richiede il mettere al primo posto Dio. Lasciare la propria casa, i genitori…suppone l’affermazione del primato di Gesù, anteporre anche noi stessi al suo amore e alla sua volontà.
Con il passare degli anni questo slancio di amore e di attrazione per Gesù potrebbe a volte sbiadire e appesantire la nostra vita personale e comunitaria e offuscare la trasparenza della nostra testimonianza al mondo e in particolare ai giovani che attraverso il nostro esempio possano lasciarsi attrarre e seguire Gesù. Il Signore rispetta ciascuno nella sua libertà di seguirlo, non costringe perché il suo giogo è leggero e il carico soave, sta a noi lasciarci soggiogare per amore.
Il nostro vescovo sul finire del suo discorso ci lascia alcune domande che possono aiutare nella meditazione personale e nello scambio comunitario.
Qual è la chiamata fondamentale della nostra vita?
Quali resistenze frenano le nostre risposte?
Ribadendo l’importanza di riflettere sulla nostra vita personale e insistendo sul concetto che le scelte devono essere annuncio e chiamata.
Gesù chiama uno ad uno, non ci chiama da soli, è un cammino di comunità della chiesa intera, insieme al papa, al vescovo…i suoi collaboratori.
La conclusione è un invito a pregare il Signore e:
- chiedere la capacità di ascolto della parola e di apertura alla chiamata
- capacità di testimoniare in maniera semplice e trasparente la parola di Dio
- ringraziamo, oggi, per le persone che ci hanno permesso di essere quello che siamo.
Domandiamoci a cosa abbiamo rinunciato e come vi abbiamo rinunciato.
Ringraziamo il nostro Vescovo per il tempo, l’affetto e quanto ha proposto alle nostre comunità. È stato un discorso paterno che incoraggia ciascuna di noi a ripercorrere le tappe della nostra vocazione, una opportunità per apprezzare il dono che abbiamo ricevuto e la responsabilità di fedeltà al “vieni e seguimi”, senza la nostalgia di quello che si è lasciato e senza la tentazione di lasciarsi trasportare dalle mode dei nostri tempi e in cambio offrire sempre la freschezza del nostro donarci che si fa carità.
A tutte l’augurio di essere trasparenza di Gesù nonostante i nostri limiti e fragilità, Gesù ha scommesso su di noi non deludiamolo. Auguri.
Suor Graziella Maria Benghini, sosc,
Salesiane oblate del Sacro Cuore, Tivoli