Genitori e ragazzi, con Francesco e Carlo

Originali e non fotocopie questo lo slogan di domenica 11 maggio 2025, festa della mamma, per l’appuntamento presso la parrocchia Sant’Andrea Apostolo di Gallicano nel Lazio. Referenti della famiglia, catechisti, il coro, genitori e ragazzi della catechesi ed i parroco don Luigi Proietti si sono ritrovati alle 18 per un incontro in musica e fede, per riflettere insieme su due figure così lontane, come san Francesco d’Assisi (1181-1226) ed il beato Carlo Acutis (1991-2006), l’influencer di Dio, prossimo alla canonizzazione.

I catechisti hanno preparato dei pensieri, testimonianze della fede terrena di san Francesco e Carlo. Alla fine del pensiero esposto il coro coinvolgeva ragazzi e genitori con un ritornello o un movimento del corpo, da canti liturgici, brani di cantautori, canti mariani, musica pop cantata e suonata da un concittadino in arte “Menestrello”.

Francesco non aveva che i piedi nudi per macinare chilometri di strada e solcare i mari come quando affrontò il viaggio per andare dal sultano in Terra Santa.

Carlo sapeva parlare dei sacramenti e di Gesù, era anche un catechista, in un modo che toccava il cuore. Quello che la strada, la famiglia, la scuola gli consentivano in termini di incontri “ravvicinati” non gli bastava.

Ma Gesù avrebbe usato il computer oggi, e Francesco? Carlo ha potuto farlo e lo ha fatto.

Gesù disse «andate e fate discepoli tutti i popoli» e si è cantato “Andate in tutto il mondo”. A conclusione del pomeriggio ragazzi e bambini insieme hanno dedicato ai presenti il canto “Siamo noi la gioia e la speranza”, con grande gioia del parroco, che ha voluto cantare con loro. Ma la sorpresa era dietro l’angolo: i genitori hanno cantato (dopo qualche prova nei giorni precedenti all’insaputa dei figli) “A modo tuo”.

Un bel momento quello vissuto per la comunità gallicanese, in cui si legano molte preposizioni, “dalla”, “nella” e “con” e l’evangelizzazione è un’avventura creativa “fra” la comunità, dove il cielo incontra la terra e la spiritualità si fa concretezza.
Prima della benedizione finale, don Luigi chiede a tutti di far risuonare «Possiamo essere noi, grandi e piccoli, noi la gioia e la speranza della comunità».

Fabio Checchini