Giovedì 14 marzo, presso le Suore Francescane del Cuore di Gesù a Cave, si è svolto il secondo incontro dal titolo: “Gestire le fragilità”, per gli insegnanti di religione cattolica di Tivoli e di Palestrina, all’interno di un percorso formativo intrapreso lo scorso anno, il cui tema è stato: “Testimoni di umanità in un mondo di fragilità”.
Guidati dalla dottoressa Bianca Crocamo, noi insegnanti ci siamo interrogati sugli strumenti e le strategie per entrare nel modo giusto, in relazione con i ragazzi che ci sono stati affidati a scuola. Sentire espressioni come: «I ragazzi di oggi sono troppo fragili, sembrano di cristallo, piangono per ogni cosa», sono all’ordine del giorno, ma non basta prendere atto che gli adolescenti sono fragili.
La dottoressa Crocamo, che abbiamo cominciato a conoscere qualche anno fa, ci ha messo a disposizione la sua competenza e professionalità, per aiutarci a conoscere e codificare l’alfabeto delle emozioni. Sappiamo riconoscere le nostre emozioni? Sappiamo chiamarle per nome? Sappiamo gestirle? E poi, sappiamo riconoscere e gestire quelle degli altri e agire di conseguenza?
Questo rientra nell’intelligenza emotiva, fondamentale per conoscere noi stessi e per relazionarci con l’altro. L’incontro è cominciato con le parole: accettazione – vulnerabilità. Essere vulnerabili non è ben visto, è come sentirsi esposti, scoperti, mentre è meglio, è più giusto, sentirsi invulnerabili; solo all’apparenza è così, perché poi dentro, si è soli.
Partendo da qui, la dottoressa ci ha accompagnato attraverso le life skills o competenze per la vita, passando per l’empatia, per la regolazione emotiva.
Anche mediante esercizi pratici, verso l’educazione emotiva, stimolati da interrogativi come: “Sappiamo decodificare le emozioni o sappiamo cosa stiamo provando?”
Queste domande valgono tanto per noi, quanto per i nostri ragazzi. Ciò che è emerso, è che abbiamo delle convinzioni erronee sulle emozioni.
C’è un modo giusto di sentirsi in ogni situazione? Una domanda tanto semplice che racchiude un enorme quantità di riflessioni. Far sapere agli altri che stiamo male è un segno di debolezza? Ci sono emozioni negative? Essere emotivi vuol dire essere deboli?
Dalle risposte a queste domande emerge che forse vanno un po’ riviste le nostre radicate convinzioni in merito. Dobbiamo imparare a stare meglio nella vulnerabilità, dobbiamo imparare ad acquisire la capacità di aiutarci “a stare” nella difficoltà, questa è la regolazione emotiva che ci permette anche una relazione emotiva. Per capire il senso di una relazione emotiva, dobbiamo fermare il giudizio, perché solo con un giudizio sospeso possiamo entrare in dialogo.
È indubbiamente un cammino lungo quello dell’educazione emotiva ma noi adulti, genitori, insegnanti, siamo chiamati ad aiutare i ragazzi non solo a crescere ma anche a fare in modo che acquisiscano strumenti e strategie di regolazione emotiva.
Questi incontri sono di grande interesse non solo per la nostra formazione e crescita professionale ma anche per una crescita personale. Si torna a casa consapevoli di un grande lavoro da fare su noi stessi in primis, se vogliamo essere dei buoni adulti per i nostri ragazzi, ma anche con informazioni preziose nell’ambito della consapevolezza di sé, della gestione delle emozioni e delle relazioni. L’appuntamento è al prossimo anno, con altri incontri per continuare ad allenare la nostra intelligenza emotiva.
Maria Luisa Genito