La figura femminile ha sempre svolto un ruolo significativo e prezioso nella Chiesa. Fin dagli albori, anzi ancor prima che la Chiesa fosse costituita, incontriamo donne fedeli, totalmente dedite alla sequela di Cristo, alla diffusione del suo messaggio. Il Vangelo ne menziona alcune e il loro compito, quale risposta all’invito di Gesù, era quello di assisterlo, insieme al gruppo degli Apostoli, nelle necessità materiali offrendo i loro servizi e mettendo a disposizione i loro beni.
La scelta di Gesù è totalmente libera. Egli non favorisce donne di estrazione sociale alta rispetto ad altre. Ognuna è adatta per la testimonianza e l’annuncio: “guarisce” peccatrici quali la Samaritana e l’adultera per farne sue annunciatrici; dà ascolto alla pagana siro-fenicia e la rende sua discepola; addita come esempio di laboriosità e dedizione domestica la massaia che fa il pane o spazza la casa in cerca della moneta. E questo per dirci che anche le donne, tutte, sono strumento necessario per la testimonianza e la diffusione del Vangelo.
Ci sono effettivamente donne eccezionali. Fuori discorso è la Vergine santa che in modo unico collabora con Cristo alla nostra Redenzione e resta come punto di riferimento per la nostra fede, ma accanto a Lei troviamo altre donne forti che, sfidando il dileggio comune, accompagnano Gesù fino al Calvario e raccolgono il suo ultimo respiro. Come loro sono tutte le donne che si avvicendano nel corso della storia della Chiesa e, nel silenzio e anonimato, la costruiscono con gesti coraggiosi: madri e sorelle capaci di fare proprio il dolore altrui, di sostenere il vacillare dei “forti”, di consolare e consigliare i dubbiosi, di essere presenti, vigili, capaci di perdonare chi le offende, di portare in silenzio la propria e l’altrui croce, capaci di morire.
Ma prima e oltre tutte queste “capacità missionarie” della donna, vi è una sua specifica prerogativa: essere madre.
E’ costitutivo della donna il generare: generatrice di vita fisica, che accompagna dall’inizio alla morte trasferendo in sé quanto vivono i figli ai quali è unita visceralmente e perciò compartecipe dei loro sentimenti; Generatrice soprattutto di fede. Con l’amore umano tenerissimo istilla l’amore divino e perciò è chiamata ad educare, accompagnare, sostenere e incoraggiare con materna fermezza il loro cammino spirituale.
In questa missione di estrema delicatezza, che ha come finalità il bene più grande dei figli cioè la vita eterna, ogni donna può collaborare con Dio cui appartiene ogni vita. Sua preoccupazione allora sarà quella di custodire l’integrità dei figli di Dio, stimolandoli ad una effettiva dedizione alla Chiesa perché la Chiesa è di Cristo, fondata su di Lui, affidata e costituita da noi, apostoli, e apostole, tutti con pari dignità, benché ciascuno con funzioni diverse in quanto –al dire di S. Paolo- “non vi è più giudeo né greco, schiavo o libero, maschio o femmina. Tutti siamo uno solo in Cristo”.(Gal.3,28).
Senza fare campanilismo è però da riconoscere che se non ci fosse stato fin dall’inizio il contributo generoso delle donne, forse la Chiesa avrebbe avuto un altro sviluppo. Sono passati 20 secoli dal tempo della Chiesa primitiva, ma la donna non ha cambiato la sua identità perché costitutiva del suo essere donna. A ragione San Giovanni Paolo II° nella sua Lettera Apostolica Mulieris dignitatem ringraziava a nome della Chiesa per tutte le manifestazioni del “genio “ femminile apparse nel corso della storia, riconoscendo i carismi elargiti alle donne dallo Spirito, per le vittorie della Chiesa dovute alla loro fede, speranza e carità, per tutti i frutti di santità femminile. (cfr.MDn.31)
Se Cristo affida ad una donna il primo annuncio di resurrezione è perché la donna mai si lascerà sopraffare da annunci di morte ai quali opporrà sempre annunci di gioia, di fiducia, di speranza. E questo non solo a livello personale, di comunità o di parrocchie, ma a livello di Chiesa che cresce anche per l’intuito e la sensibilità di donne protagoniste, responsabili, portatrici gioiose di nuove primavere.
Di Donna Gertrude Moscini
Badessa Monastero San Giovanni Battista, Subiaco