Tempo, tutt’al più forse lo hai misurato!
Buon Anno! Eh già, oggi per la Chiesa è il primo giorno dell’anno liturgico, il primo giorno in cui viene utilizzato per la prima volta il nuovo Messale, il primo giorno di Avvento, il primo giorno … quanti primi giorni abbiamo passato? Quali emozioni ci hanno dato? Ci sono dei primi giorni che rimangono unici, non ce ne saranno altri di simili neanche lontanamente. Li abbiamo vissuti, probabilmente in pienezza, ci potrebbero aver lasciato un buon ricordo o una delusione. Certamente, dopo quel primo giorno, qualunque ne sia stato l’esito, siamo stati diversi, abbiamo messo, volenti o nolenti, le nostre potenzialità, i nostri talenti a servizio di quanto successo quel primo giorno. Dopo quel primo giorno cosa è cambiato nel nostro modo di fare? Forse siamo stati più attenti, vigili, abbiamo reagito velocemente a quello o all’altro stimolo, alla provocazione di quel momento. Questo sembra ricordare il brano del Vangelo di oggi, che si incastona in un momento significativo del racconto dell’evangelista Marco: tra l’insegnamento del fico (sappiate che egli è vicino, è alle porte […] Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno, Mc 13,29s) e l’inizio del racconto della Passione.
Gesù stesso ci ricorda che dobbiamo essere attenti, vigilanti, veglianti. Perché? Per quale motivo dovremmo esserlo? Perché Egli non vuole sorprenderci spiritualmente addormentati. Egli ha dato il potere ai suoi servi (a noi?!) e ad ognuno di noi ha dato un compito e c’è la presenza di un guardiano, un portiere che vigila su suo ordine. Il brano del Vangelo ci informa che abbiamo il potere (ad ogni potere corrisponde una responsabilità) che viene dall’alto, dei compiti precisi (ognuno il proprio) e qualcuno che vigila (sull’andamento). Avere il potere significa che possiamo fare tutto, ovvero tutto ciò che una coscienza responsabile, retta e ben formata può fare. Siamo, quindi, semplicemente liberi! Ma sappiamo anche che dobbiamo attendere al compito che ci è stato assegnato, che, detto così, sembra una costrizione, qualcosa che sembra non renderci realmente liberi. Ed invece no! Il compito assegnato è unicamente quello di amare, in tutte le declinazioni che le nostre vite hanno, una diversa dall’altra: amare e basta! Amare il Signore ed il prossimo come noi stessi. È tutto ciò che dobbiamo fare o, meglio, essere. Lo so, una cosa è dirlo e un’altra è farlo o esserlo, addirittura. Certo se ci basassimo solo sulle forze umane, riusciremmo per un tratto di strada e poi inevitabilmente ci arrenderemmo. Qui irrompe l’aiuto del portiere, Colui che vigila, il guardiano delle nostre anime, lo Spirito Santo, Colui che ci ricorda le Parole del Signore e che queste non passeranno, Colui che forma una coscienza retta, Colui che ci dà gli strumenti per vincere il male col bene. Sì, ma di nuovo non è facile! È vero, non abbiamo la strada spianata, dobbiamo vigilare, ossia crescere nella fede ed essere pronti all’incontro, alla venuta in qualsiasi ora del giorno e della notte avvenga, in qualsiasi età della vita, in qualsiasi momento. Se lo avremo atteso con fede, in quel momento potremo dirgli: Oh, finalmente, Signore, sei arrivato! È una vita che ti aspetto. È vero qualche volta ho dormito, il compito che mi hai assegnato non l’ho sempre portato avanti diligentemente, ma ci sono stati fratelli che mi hanno amato e aiutato, altri servi, ai quali tu hai dato il potere, che mi hanno fatto uscire da quel tunnel, da quella difficoltà, fratelli che non dormono mai perché ispirati dallo Spirito Santo, il portiere che ci hai lasciato! Quando il Signore verrà saremo giudicati in base all’amore che avremo dato e in modo giusto e misericordioso, nella misura in cui lo saremo stati anche noi.
Quanto sarebbe più comodo appisolarci e dormire, piuttosto che attendere al “gravoso” compito assegnato. Anche se non dormiamo fisicamente, è la nostra vita spirituale che è addormentata, presa tra le mille occupazioni della vita materiale, che pure nella sua misura è necessaria. Ma non deve essere totalizzante. I valori spirituali! Quelli salvano, quelli danno senso alla vita, anche a quella materiale, non l’ultimo cellulare o la bella auto, l’apparire. Quelli sono degni di essere vissuti, perché formano la vita vera da cui scaturiscono le opere. E, invece, ciò che ci propone la società attuale è il consumo, e ne siamo affascinati. Siamo affascinati da tantissimi oggetti, progetti e prospettive, tanto da uscirne consumati nelle risorse personali, materiali e morali. Oppure c’è l’atteggiamento inverso, quello che tutto passa e tiriamo a campare, in cui non ci si prende impegni e si attende qualcosa che spesso non arriverà. Manca qui il senso di una vita, la possibilità di dare un senso al tempo che passa inesorabilmente. A costoro servirebbe una sveglia che, oltre ad indicare l’ora in cui ci si deve alzare, desse anche la ragione per cui farlo. Questo è il mondo, ma noi cristiani, noi che abbiamo una ragione per stare ben svegli (il Vangelo), noi che siamo i servi con il potere consegnato dal Signore, noi che abbiamo un compito specifico, noi che abbiamo lo Spirito Santo che ci assiste, abbiamo la responsabilità di dire la verità al mondo, di far capire a tutti ciò che veramente conta nella vita e oggi più che mai: carità, amore fraterno, solidarietà.
L’Oggi è l’unico tempo di cui possiamo disporre realmente: il passato non ci appartiene più, non possiamo più intervenire su esso, il futuro è soggetto a variabili spesso incontrollabili. Tutto ciò che facciamo può essere solamente espresso nel tempo presente, anche se non devono mancare i progetti per costruire il futuro. In questa ansia spirituale è lecito appisolarsi per quel tanto che basta a riposare il fisico, ma non lo è dormire spiritualmente. Significherebbe sprecare il tempo che ci è dato in dono, una risorsa limitata, di cui non abbiamo il controllo e che tutt’al più forse misuriamo. Molte volte crediamo di poter ammazzare il tempo con vari espedienti, ma è vero il contrario. Se riuscissimo ad impiegare bene quello che ci è concesso, secondo il compito assegnato, ne potremmo ottenere una quantità infinita: l’eternità.
Allora, diamoci subito alle opere buone per la gloria del Signore!
E vegliamo … tutti!
Diacono permanente Enrico Ottaviani,
parrocchia Sacra Famiglia, Palestrina