La prima di cinque tappe di riflessione su questo argomento
Facile criticare dall’esterno gli associati delle Confraternite, chiamati a volte con un certo distacco i i “fratelloni”, che ancora suppliscono le comunità nel solennizzare le feste patronali, nei servizi liturgici domenicali, nelle iniziative caritative, nei turni di adorazione del Santissimo Sacramento e negli incontri di preghiera comunitaria e di catechesi. Difficile (e non impossibile) rinnovare all’interno queste antiche istituzioni laicali, ancora oggi però benemerite nel collaborare alla vita pastorale comunitaria, con la cura dei segni della liturgia, con l’erigere edicole e cappelle, commissionare stendardi, paramenti o arredi sacri, con l’arricchire di opere d’arte le nostre chiese, anche in tempi di maggiore ristrettezza economica. Ma molti giovani, visto il diradarsi degli adulti (anziani o malati), sull’onda del volontariato cristiano, desiderano dare il proprio contributo, dando l’adesione alle Confraternite, vestendo il saio bianco, sulla testimonianza ed esempio dei nostri santi protettori o particolari devozioni verso la Madre di Dio. Largo ai giovani, quindi, che sanno osare e sfidare il muro di ritrosia imperante, ascoltando “il padrone che scende in piazza e trova operai per la sua vigna, a qualsiasi ora”.
Giovanni Censi,
delegato delle Confraternite della diocesi di Tivoli