«I poveri li avete sempre con voi» (Mc 14,7)

Alla V edizione la giornata indetta da papa Francesco a conclusione del Giubileo della Misericordia, per riflettere su come la povertà sia al cuore del Vangelo

È la frase di Gesù riportata nel Vangelo di Marco (14,7) ad aprire il messaggio del Santo Padre per la V Giornata Mondiale dei poveri che si celebrerà domenica 14 novembre. L’evangelista ci conduce a Betania, pochi giorni prima della Pasqua: qui una donna, entrata nella casa di Simone, stringe fra le mani un vaso di alabastro colmo di profumo prezioso con cui unge il capo di Gesù. C’è l’indignazione dei presenti per il gesto compiuto: nel Vangelo di Giovanni è Giuda stesso a criticare l’unzione, perché il nardo, che vale 300 denari, non lo si può sprecare. Ma Giuda è un ladro e non è un caso che la dura critica venga da un traditore.

È la prova che quanti non riconoscono i poveri tradiscono l’insegnamento di Gesù e non possono essere suoi discepoli. Gesù difende la donna, dicendo: «Lasciatela stare». Egli sa che la sua morte è vicina e coglie nel gesto l’anticipazione dell’unzione del suo corpo senza vita prima di essere deposto nel sepolcro. Cristo è il primo povero, il più povero tra i poveri perché li rappresenta tutti: accetta il gesto della donna a nome degli ultimi, delle persone sole ed emarginate, di tutti i discriminati, i dimenticati, i reietti, gli invisibili. È lei con la sua sensibilità femminile, l’unica a comprendere lo stato d’animo del Signore. È lei, una donna anonima, a rappresentare quell’universo femminile che nel corso dei secoli non avrà voce, che subirà violenze, che sarà discriminato e tenuto lontano dai posti di responsabilità.

Ebbene, proprio nelle pagine dei Vangeli le donne diventano protagoniste della storia della Rivelazione, quella Rivelazione che segna il legame inscindibile tra Gesù, i poveri e l’annuncio del Vangelo. Il volto di Dio che Egli rivela è quello di un Padre per i poveri, con i poveri e vicino ai poveri. Quei poveri segno concreto della Sua presenza tra noi, quei poveri evangelizzati per primi e chiamati a condividere la beatitudine del Signore ed il suo Regno.

Essi con le loro sofferenze conoscono il Cristo sofferente: infatti Gesù condivide con loro la stessa sorte, la sorte di Colui che ben conosce il patire. Quando un credente vuole vedere di persona Gesù e toccarlo con mano, sa dove rivolgersi: ai poveri, che sono “sacramento” di Cristo e rappresentano la sua persona. I poveri sono in mezzo a noi e non possiamo ignorarli, né tanto meno contarli. Dobbiamo semplicemente farli diventare parte della nostra vita e strumento di salvezza. Dobbiamo amarli e abbracciarli tutti.

Ivana Imperatori