La riflessione del vicario foraneo don Angelo Maria Consoli, aspettative e criticità del percorso in attuazione nelle nostre realtà
Noi confratelli sacerdoti della IX Vicaria, insieme ai diaconi permanenti che esercitano nel territorio il loro ministero, ci siamo riuniti due volte per approfondire il cammino sinodale della Chiesa italiana in vista del Sinodo del 2023 e precisamente: il 17 gennaio presso la Casa dei Passionisti alle Mole di Paliano e il 14 febbraio nella parrocchia S. Pietro apostolo di Serrone. Tutti abbiamo convenuto nel considerare questa esperienza ecclesiale un momento di grazia per la crescita nella fraternità sacerdotale e per una sinergia di collaborazione pastorale nell’annuncio del Vangelo e nella riscoperta della fede all’interno delle comunità parrocchiali della Diocesi, grazie al confronto sincero, pacato, spontaneo che c’è stato tra di noi, sentendoci a nostro agio nell’esprimere le nostre vedute e posizioni in riferimento alle questioni messe in campo dallo schema di domande che ci è stato proposto.
Due considerazioni sono subito emerse, apparentemente antitetiche quando sono state esposte, ma che in fase di approfondimento e di raccordo abbiamo compreso essere due aspetti complementari della riflessione sul Sinodo in questo percorso di preparazione.
Molti di noi, alla notizia dell’indizione del Sinodo della Chiesa italiana da parte di papa Francesco, hanno esultato di gioia considerandolo un dono meraviglioso dello Spirito per superare il periodo buio e d’isolamento che tutto il mondo ha vissuto a causa del Covid.
La Pandemia ha realizzato una sorta di tabula rasa nelle relazioni e nel dialogo tra noi presbiteri, una stagnazione nella prassi pastorale culminata con la chiusura delle chiese e l’impossibilità di accedere alla celebrazione dei sacramenti. Da più parti si avverte l’urgenza di rivitalizzare il tessuto ecclesiale e di rinvigorire la speranza nel futuro soprattutto nelle giovani generazioni che, insieme agli anziani, sono coloro che hanno sofferto di più. Il cammino di preparazione sinodale e poi il Sinodo sono la grande opportunità per la Chiesa di dedicarsi a un serio riapprofondimento dei contenuti della fede, ad una nuova urgente evangelizzazione che faccia dell’annuncio kerigmatico di Cristo l’Unigenito del Padre morto e risorto per la salvezza del mondo il centro del suo impegno, a partire dalle domande fondamentali dell’uomo moderno immerso in una società sempre più fluida che non riesce a far riferimento a Dio come fonte della verità e del bene morale. Dobbiamo auspicare che quello che emerge come attese, aspettative, urgenze e speranze, non solo tra i laici ma anche da noi presbiteri non rimanga soltanto un vuoto parlare ma il tessuto su cui impostare un’azione pastorale incisiva e programmatica senza cadere nell’errore di un immobilismo che fa si che tutto proceda come si è sempre fatto. Abbiamo convenuto nell’affermare come l’ascolto e il confronto tra i presbiteri conseguenza di una frequentazione che non deve essere sporadica, crei comunione e rinsaldi i vincoli di fraternità nel presbiterio, occorre intensificare e rendere permanenti i momenti di incontro degli organismi sinodali diocesani, favorire momenti di preghiera comune con ritiri spirituali a scadenze precise. Il confronto e il dialogo non deve prescindere dal manifestare le difficoltà che si vivono all’interno del presbiterio o nelle comunità ecclesiali dove si opera, avendo il coraggio di esprimere dubbi e criticità.
Angelo Consoli,
vicario foraneo