Nella I Vicaria scopriamo la seicentesca chiesa diaconia della Cattedrale
La presenza del culto di San Giorgio in Castrovetere risale ai tempi in cui la religione cristiana prese il posto di quella pagana, quando i tiburtini risparmiarono dalle distruzioni i templi dell’acropoli, per rispetto della Sibilla, che aveva annunciato la nascita del Salvatore, e dedicarono il tempio rotondo a Maria e quello rettangolare a san Giorgio martire, cristiano. La prima testimonianza scritta di queste due chiese si trova nel Regesto tiburtino. La bolla di Benedetto VII, dell’anno 978, le ricorda come diaconie della Cattedrale. Al titolo di San Giorgio fu unito quello di San Martino, quando la chiesa omonima, posta vicino al ponte, crollò per vetustà e abbandono.
Il luogo doveva essere bellissimo, nell’anno 1883 il podestà di Tivoli, conte Brigante Colonna, distrusse quanto apparteneva alla parrocchia, per riportare alla luce il tempio pagano. Intanto il titolo di San Giorgio fu trasferito nella vicina chiesa di San Michele Arcangelo, che era stata costruita nel 1601 dalle Clarisse dell’attiguo monastero. L’elegante campanile a vela della chiesa parrocchiale appartiene chiaramente ad una chiesa molto più antica di quella claustrale, costruita nell’anno 1601. Il luogo di culto è esteriormente alquanto semplice.
La chiesa si presenta con una sola apertura, sottolineata da un architrave in travertino, un rosone lucifero posto quasi a metà altezza della facciata che si conclude con un timpano triangolare. Il campanile è a vela. Per entrare in chiesa si deve leggermente scendere, essendo il sacrato, delimitato da un colonnato, sotto il livello stradale della piazza. All’interno la chiesa si presenta con un’unica navata. Le opere d’arte che conserva sono un bellissimo tabernacolo duecentesco delimitato da due colonne laterali e impreziosito da mosaici; una splendida Annunciazione del Rustichino databile ai primi del XVII secolo, ben restaurata e abbastanza originale, essendo costituita non da un unico quadro ma da due, su uno è dipinto l’Arcangelo Gabriele e sull’altro la Vergine Maria che riceve l’annuncio. Infine un altro tabernacolo per gli oli santi, in marmo del XIII secolo dello scultore Angelo da Tivoli.
Il territorio parrocchiale è molto esteso, per un numero di abitanti che è all’incirca di 3000 anime. Le attività pastorali al momento sono l’oratorio, un piccolo centro Caritas, il coro e il cammino fede. Una personalità fondamentale per questa parrocchia è stata quella dello storico parroco don Antonio Persili, che la resse dal 1955 fino alla sua morte nel 2011. Don Antonio pubblicò nel 1988 “Sulle tracce del Cristo Risorto – con Pietro e Giovanni testimoni oculari”, opera che offrì un contributo teologico importantissimo, tanto che le sue tesi furono riprese dal biblista Jean Galot e dal giornalista Vittorio Messori.