La liturgia della Parola di questa terza domenica del tempo ordinario ci parla, in particolare, della vocazione (la chiamata di Giona nella Prima Lettura; dei primi quattro apostoli, nel brano del Vangelo) e dell’urgenza di dare una risposta pronta alla chiamata di Gesù, con la conversione.
In realtà, il Salmo responsoriale ci presenta la necessità della preghiera al Signore, piena di fede ed accorata, per poter conoscere la Sua volontà nella nostra vita, e lo fa con una sfilza di verbi: “fammi conoscere le tue vie; insegnami i tuoi sentieri; guidami; istruiscimi; ricordati Signore di me nella tua misericordia” (Sal 24).
Il brano del Vangelo di Marco ci presenta Gesù che, subito dopo aver ricevuto da Giovanni Battista il battesimo al Giordano, proclama il Vangelo (la buona notizia) dicendo: “Il tempo è compiuto ed il regno di Dio è vicino: convertitevi e credete nel Vangelo” (Mc 1,18). Scrive san Paolo: “quando venne < la pienezza del tempo>, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, (…) perché ricevessimo l’adozione a figli. E che voi siete figli lo prova il fatto che Dio mandò nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio (lo Spirito Santo), il quale grida “Abbà! Padre!” (cfr. Gal 4,4-6). Con il battesimo siamo divenuti templi viventi dello Spirito Santo; è Lui che, come Maestro interiore, con i suoi sette santi doni, illumina la nostra mente proprio: “facendoci conoscere le Sue vie; insegnandoci i Suoi sentieri; guidandoci nella fedeltà; istruendoci; ricordandoci la sua misericordia; indicando ai peccatori la via giusta; guidando i poveri secondo giustizia; insegnando ai poveri la sua via”. (cfr. Salmo responsoriale). Sono queste tutte azioni specifiche dello Spirito Santo che abita in noi, e che agisce direttamente sulle tre facoltà spirituali della nostra anima e della nostra mente che sono: l’intelligenza, la volontà e la memoria, secondo la visione cristiana della persona umana. Infatti, “il regno di Dio è vicino” (Mc 1,15), come leggiamo nel versetto alleluiatico, perché la Ss.ma Trinità è dentro di noi, ed “il regno di Dio non è questione né di cibo né di bevanda ma è giustizia, pace, gioia, nello Spirito Santo” (cfr. Rm 14,17). Per comprendere la chiamata di Gesù, per accoglierla, per rispondervi prontamente, è necessario perciò entrare in una relazione intima, costante, vitale con lo Spirito Santo che abita dentro di noi e che ci conduce a Gesù, ci conforma a Lui; porta nella nostra mente i pensieri di Gesù; e nel nostro cuore i Suoi sentimenti. È Lui, lo Spirito Santo, che ha fatto dire a san Paolo “Non sono più io che vivo, Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio che mi ha amato e ha dato se stesso per me“ (Gal 2,20). Questa fede e consapevolezza, permette di rispondere prontamente alla chiamata di Gesù. La chiamata di Gesù a Levi il pubblicano, che diventerà l’apostolo e l’evangelista Matteo, ad esempio, ci dice, secondo anche il commento che san Beda il Venerabile fa di questo passo del Vangelo, che Gesù “guardandolo con misericordia lo chiamò” (lo scelse, lo elesse): “Miserando atque eligendo” che diventa anche il motto papale di papa Francesco. Nel brano del Vangelo di oggi, ugualmente, Gesù “vide Simone e Andrea, fratello di Simone” (…) e disse loro venite dietro a me (…). Andando un poco oltre, vide Giacomo figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello (…) e subito li chiamò. Ed essi lasciarono tutto (…) e andarono dietro a Lui.” (cfr. Mc 1,14-20). È guardandoli con misericordia che li chiamò, li elesse e dette loro la forza di lasciate tutto, subito, e di seguirlo. È guardando ciascuno di noi, sempre con la stessa misericordia, che Gesù ci chiama e ci dà la forza di seguirlo. Guardare con amore, chiamare, dare la forza per seguirLo, sono tutte azioni dello Spirito Santo, che abita dentro di noi come in un tempio (cfr. 1Cor 3, 16; 6, 19). “Senza la Tua forza, o Spirito, nulla è nell’uomo, nulla senza colpa” (Sequenza allo Spirito Santo). Ma c’è la libertà, nella risposta. Non tutti sentono che “il tempo si è fatto breve” (1Cor 7,29) (Seconda Lettura), mentre invece è importante rispondere subito. Infatti Giona non ha risposto subito alla chiamata di Dio di andare a Ninive a predicare. Fuggirà per paura e solo dopo delle vicissitudini molto complesse e dolorose accetterà di fare la volontà di Dio e di divenire strumento di conversione per una intera, grande città, molto popolosa. È lui, un esempio di “aborto vocazionale”, e quanti aborti vocazionali ci sono nella Chiesa, ai nostri giorni, in cui i seminari sono semivuoti, almeno per quanto riguarda il mondo occidentale. Ci dice il Magistero: “Quanti giovani non hanno accolto l’appello vocazionale non perché ingenerosi e indifferenti ma semplicemente perché non aiutati a conoscersi, a scoprire la radice ambivalente e/ o pagana di certi schemi mentali ed affettivi; e perché non aiutati a liberarsi dalle loro paure e difese, consce ed inconsce nei confronti della vocazione stessa. Quanti aborti vocazionali a causa di questo vuoto educativo” (cfr. “In Verbo tuo (…)”, n.35). Anche san Paolo è stato un aborto vocazionale! “Ultimo fra tutti è apparso anche a me come ad un aborto” (cfr. 1Cor 15,8). Per rispondere prontamente alla chiamata di Gesù, alla santità, ciascuno nel proprio stato di vita, come Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, del brano del Vangelo di oggi, o anche dopo una conversione più o meno clamorosa, come quella di Giona o di san Paolo, è necessario, come dice il Catechismo della Chiesa Cattolica per coloro che si preparano a ricevere il Sacramento della Cresima, e, a maggior ragione per coloro che l’hanno già ricevuto, ma hanno intiepidito o perduto la fede, “condurre il fedele verso una familiarità più viva con lo Spirito Santo, la sua azione, i suoi doni e le sue mozioni, per poter meglio assumere le responsabilità apostoliche della vita cristiana; per risvegliare il senso di appartenenza alla Chiesa di Gesù Cristo, sia alla Chiesa universale che alla comunità parrocchiale” (cfr. CCC, 1309). La consacrazione allo Spirito Santo del cardinal Mercier riassume tutto questo: “O Spirito Santo, Anima dell’anima mia, io ti adoro. Illuminami. Guidami. Consolami. Insegnami ciò che devo fare. Dammi i tuoi ordini. Ti prometto di sottomettermi a tutto ciò che desideri da me e di accettare tutto ciò che permetterai mi accada. Fammi solo conoscere la tua volontà”. Amen.
Don Primo Martinuzzi,
parroco in San Pietro Apostolo, Serrone