Il Vescovo ha celebrato la Veglia Pasquale nel duomo di San Lorenzo in Tivoli
Le donne che si recano al sepolcro vedono una pietra rotolata «e dentro anziché un corpo morto trovano “un vivente” e un cadavere assente. Gesù non è lì: è vivo! Là dove ci saremmo attesi la morte, le donne trovano la vita», una tomba spalancata che profuma di aromi e un giovane vestito di bianco. L’annuncio della Resurrezione «è giunto a noi da testimoni credibili, dai genitori, da un bravo sacerdote o una brava consacrata, dalla comunità parrocchiale» e «ha in sé una forza vitale» che si rende particolarmente visibile nei cammini catecumenali di conversione e iniziazione cristiana. È questo il cuore dell’omelia che il vescovo Mauro Parmeggiani ha tenuto nel corso della Veglia Pasquale del 3 aprile scorso, celebrata nel Duomo di San Lorenzo con il momento saliente del Battesimo di otto catecumeni, che hanno ricevuto anche la prima Comunione e la Cresima.
La Veglia è stata scandita dall’itinerario di salvezza e dai solenni riti del lucernario (benedizione del fuoco e illuminazione del cero pasquale, simbolo di Cristo che risorge dalle tenebre), della liturgia della Parola, del suono delle campane e del triplice canto dell’Alleluia in dialogo tra il Vescovo e l’assemblea. La celebrazione del Battesimo ha sottolineato quindi la conversione a cui ogni uomo è chiamato, accogliendo la grande luce del Cristo vincitore della morte. I sacramenti della vita cristiana, ha spiegato monsignor Parmeggiani, sono «doni pasquali del Risorto alla Chiesa che cammina nel tempo». I neofiti, provenienti da realtà differenti tra loro per contesto sociale, nazionalità e cultura, testimoniano l’importanza dell’incontro con Dio, che dà senso alla vita e orientamento nella “Galilea di oggi”. «È la regione – ha spiegato – dove Gesù è vissuto per trent’anni prima della sua vita pubblica» è «in altre parole, l’ordinarietà della vita, l’esistenza feriale di tutti i giorni. Lì Lui promette di farsi incontrare, di farsi vedere». Nella «fatica del lavoro quotidiano», è stato l’augurio del Vescovo ai nuovi fratelli e sorelle cristiani, «la gioia dell’annuncio pasquale è questa: che l’esistenza terrena può essere vissuta come possibilità di fare realmente esperienza dell’amore di Dio» affinché «tale esperienza di amore divenga vita e profumi di Cristo per noi e i fratelli che incontriamo fino a quando, al termine della nostra Galilea terrena, entreremo con Lui nella Gerusalemme del Cielo».
Antonio Marguccio