Il Giubileo degli artisti, le parole del Papa

In occasione del Giubileo degli Artisti e del Mondo della Cultura, celebrato a Roma dal 15 al 18 febbraio, l’Em.mo Card. José Tolentino de Mendonça, Prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione, ha presieduto la Santa Messa nella Basilica di San Pietro ed ha letto l’omelia che il Santo Padre, ricoverato in ospedale, aveva preparato per l’occasione.

Dopo aver ripreso il brano della liturgia dal Vangelo di Luca, in cui Gesù proclama le Beatitudini davanti ai suoi discepoli e a una moltitudine di gente, Papa Francesco ha scritto nella sua riflessione: «Voi, artisti e persone di cultura, siete chiamati a essere testimoni della visione rivoluzionaria delle Beatitudini. La vostra missione è non solo di creare bellezza, ma di rivelare la verità, la bontà e la bellezza nascoste nelle pieghe della storia, di dare voce a chi non ha voce, di trasformare il dolore in speranza.

Viviamo un tempo di crisi complessa, che è economica e sociale e, prima di tutto, è crisi dell’anima, crisi di significato. Ci poniamo la questione del tempo e quella della rotta. Siamo pellegrini o erranti? Camminiamo con una meta o siamo dispersi nel vagare? L’artista è colui o colei che ha il compito di aiutare l’umanità a non perdere la direzione, a non smarrire l’orizzonte della speranza». Non si tratta di una speranza facile, non è un rifugio comodo, «ma un fuoco che brucia e illumina, come la Parola di Dio», scrive il Papa, «per questo l’arte autentica – prosegue – è sempre un incontro con il mistero, con la bellezza che ci supera, con il dolore che ci interroga, con la verità che ci chiama».

«Il mondo è carico della bellezza di Dio» scriveva il poeta Gerard Manley Hopkins, gesuita; e papa Francesco nella sua omelia esplicita quindi quale sia il compito dell’artista: «scoprire e rivelare quella grandezza nascosta, farla percepire ai nostri occhi e ai nostri cuori. Il medesimo poeta sentiva anche nel mondo un’«eco di piombo» e un’«eco d’oro». L’artista è sensibile a queste risonanze e, con la sua opera, compie un discernimento e aiuta gli altri a discernere tra i differenti echi delle vicende di questo mondo». Gli uomini e le donne di cultura «sono chiamati a valutare questi echi, a spiegarceli e a illuminare la strada su cui ci conducono» dice ancora il Papa.

«Cari artisti, vedo in voi dei custodi della bellezza che sa chinarsi sulle ferite del mondo, che sa ascoltare il grido dei poveri, dei sofferenti, dei feriti, dei carcerati, dei perseguitati, dei rifugiati. Vedo in voi dei custodi delle Beatitudini!» così si rivolge il santo padre agli uomini e donne di cultura chiamati a costruire ponti e a creare dialogo. “Ma a che serve l’arte in un mondo ferito?” ci si può chiedere. «L’arte – risponde il Papa – non è un lusso, ma una necessità dello spirito. Non è fuga, ma responsabilità. Educare alla bellezza significa educare alla speranza. E la speranza non è mai scissa dal dramma dell’esistenza: attraversa la lotta quotidiana … le sfide di questo nostro tempo».

Maria Teresa Ciprari