Il novello sacerdote si racconta

Don Diego, ora vicario parrocchiale a Marcellina, ha risposto ad alcune domande che gli abbiamo rivolto

Quali emozioni all’indomani dell’ordinazione?

Le emozioni sono molte, c’è gioia, gratitudine per il dono del sacerdozio ministeriale, c’è anche un po’ di paura, sono ben consapevole che il tempo che oggi viviamo è molto complicato, ma confido nella presenza costante del Signore, io cercherò sempre di fare il meglio. L’ordinazione presbiterale è una cosa molto toccante emotivamente, durante il rito dell’ordinazione si realizza che il Signore ti sceglie per una missione, scelta non dovuta a meriti personali, ma a una totale libertà di Dio nello scegliere.

Come hai vissuto il tempo del diaconato e come immagini adesso il tuo servizio nelle parrocchie di Marcellina?

Il tempo del diaconato è stato l’inizio di un servizio ministeriale, scandito dal servizio ai fratelli e alle sorelle che incontravo e che incontro tuttora, tempo prezioso e bello. In questi mesi il mio ministero l’ho svolto condividendo con le persone le gioie e i dolori, portando la persona di Gesù al loro fianco, cercando sempre di stare in mezzo al popolo. Il mio ministero da diacono l’ho svolto a Marcellina e da presbitero continuerò a Marcellina, e qui ho avuto la grazia di servire varie realtà dalla Caritas ai giovani nei vari gruppi che sono presenti nella parrocchia, continuerò il mio ministero come prima, ovvero con la gente per la gente, in unione intima con Cristo, senza il quale non potrei fare nulla con la conseguenza che il mio ministero diventerebbe sterile, l’ordinazione presbiterale, ovviamente, non annulla il grado diaconale, ma rafforza quella dimensione di servizio in maniera più ampia, dimensione che caratterizzerà tutto il mio ministero.

C’è una figura particolare che ispirerà il tuo sacerdozio?

Vengo dalla terra di san Benedetto, figura di alto spessore spirituale, ancora oggi molto sentita. Una figura che conciliava la preghiera e il lavoro, e queste sono le dimensioni che molto mi appartengono, aggiungo la dimensione comunitaria, fondamentale a parere mio per il ministero sacerdotale.