Ricevendo i partecipanti al primo incontro nazionale dei referenti territoriali del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, Francesco ha invitato a «perseguire l’accertamento della verità e il ristabilimento della giustizia»
di Maria Michela NICOLAIS
Agensir – 20 Novembre 2023
«Nessun silenzio o occultamento può essere accettato in tema di abusi. Questa non è materia negoziabile”. Lo ha ribadito il Papa, ricevendo in udienza i partecipanti al primo incontro nazionale dei referenti territoriali del Servizio nazionale Cei per la tutela dei minori e degli adulti vulnerabili, nella terza Giornata nazionale di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi.
Francesco ha invitato i presenti a «perseguire l’accertamento della verità e il ristabilimento della giustizia all’interno della comunità ecclesiale, anche se tali comportamenti non sono considerati reati per la normativa dello Stato, ma lo sono per normativa canonica». Per «prevenire tali azioni di male», secondo il Papa, occorre «una costante attività di formazione». «Questo è importante anche al di fuori del nostro mondo ecclesiastico – ha spiegato -. Secondo le statistiche mondiali, il 42-46% degli abusi si fanno in famiglia o nel quartiere. Zitto, si copre tutto: gli zii, i nonni, i fratelli, tutto… Poi il mondo dello sport, poi nelle scuole e così via».
«Non ci possiamo fermare nel contrasto»
«Voi rappresentate l’impegno della Chiesa in Italia nel promuovere la cultura della tutela per i minori e i più vulnerabili», l’omaggio del Papa. «Questo è importante: il coinvolgimento di tutto il popolo di Dio – ha proseguito Francesco -. E mi congratulo anche per aver risposto prontamente all’invito con il rapporto sulla vostra rete territoriale».
«Il Signore è pronto a guarire ogni ferita, anche la più profonda – ha spiegato il Papa – Perché ciò avvenga è necessaria la nostra conversione e il riconoscimento delle nostre mancanze. Non ci possiamo fermare nell’azione di tutela dei minori e dei più vulnerabili e allo stesso tempo nella nostra opera di contrasto ad ogni forma di abuso: sessuale, di potere e di coscienza», l’appello di Francesco, secondo il quale occorre «partecipare attivamente al dolore per le ferite significa far sì che tutta la comunità ecclesiale sia responsabile nella protezione dei minori e di chi è più vulnerabile. Tutta la comunità cristiana deve essere coinvolta, perché l’azione di tutela è parte integrante della missione Chiesa. Custodire è orientare il proprio cuore, il proprio sguardo e il proprio operato a favore più piccoli e indifesi. È un percorso che richiede un rinnovamento interiore, comunitario, nella giustizia e nella verità».
«Lottare contro i filmati porno che usano i bambini»
«Prendersi cura di una cosa molto brutta che succede: i filmati porno che usano i bambini», è uno dei compiti assegnati da papa Francesco. «Questo succede, anzi è alla mano di qualcuno che paghi sul telefonino – la denuncia di Francesco -. Dove si fanno questi filmati? Chi è responsabile in quel Paese? Per favore, lavorate su questo! È una lotta che dobbiamo fare, perché si diffonde nei telefonini la cosa più brutta».
Curare le ferite, «dovere morale» e «opera di giustizia»
«La cura delle ferite è anche un’opera di giustizia: è importante perseguire coloro che commettono tali crimini, ancor più se nel contesto ecclesiale», il monito del Papa. Secondo Francesco, la cura delle ferite «è un dovere morale che richiede una profonda conversione personale della propria infedeltà e l’umile richiesta di perdono alle vittime per le proprie azioni. In questo mondo si è diffusa la cultura dello scarto, che è il contrario delle cose evangeliche. Le nostre comunità devono essere una salutare provocazione alla nostra società, con la loro capacità di farsi carico degli errori del passato e di aprire percorsi nuovi».
Francesco ha inoltre espresso «apprezzamento per le realtà che voi rappresentate, diffuse in tutto il Paese come luoghi a cui riferirsi per trovare ascolto»: di qui l’invito a «continuare a compiere ogni sforzo perché le persone vulnerabili siano libere di rivolgersi con fiducia ai Centri di ascolto», e a favorire «un cambio culturale al centro della Chiesa e della società». «Il vostro lavoro è prezioso sia per le vittime che per la comunità ecclesiale», ha concluso il Papa ringraziando la Cei per «il supporto alle altre Conferenze episcopali e ai Paesi in via di sviluppo, che hanno scarse risorse per la prevenzione e l’attuazione di politiche di tutela».