Guardandolo dovremmo chiederci: il mio posto qual è quest’anno?
È proprio di questi giorni la notizia che al terzo piano della sede del Parlamento europeo di Bruxelles, nella hall centrale, accanto al tradizionale albero addobbato, è stato allestito un presepe, che rimarrà esposto fino all’Epifania. Una scelta inconsueta in una sede politica, che ha dovuto superare non poche difficoltà visto che si tratta di un segno religioso. Già nel 2019 papa Francesco, con la lettera apostolica Admirabile Signum, aveva esortato tutti i fedeli a riflettere nuovamente sul significato del presepe e sulla sua importanza, esso infatti è un “segno mirabile”, un “Vangelo vivo, che trabocca dalle pagine della sacra Scrittura”. Il presepe ci aiuta a vedere con gli occhi quanto Dio ci ama, non a parole, ma con i fatti, facendosi bambino e nascendo in una mangiatoia. Il presepio, dunque, non è soltanto una rievocazione sentimentale.
Ma prima di tutto, è rappresentazione dell’amore di Dio per l’intera realtà degli uomini. Le statuine, infatti, raffigurano tutti gli uomini e i tutti i mestieri di tutti i tempi: si va dall’oste di oggi al soldato romano di duemila anni fa, dalla pollivendola al re orientale, dal pastore al castellano. Nessuna categoria è esclusa dall’abbraccio di Gesù.
Ma la salvezza che Gesù porta riguarda anche la creazione: nei nostri presepi, anche i più piccoli e i più semplici, si alternano montagne e pianure, cascatelle e stagni, abeti e palme: se non ci convertiamo con la venuta di Gesù, tutte le creature soffrono per la violenza subita dai nostri peccati: soffre l’acqua inquinata, gli alberi tagliati o senza foglie a causa dei veleni, le montagne che franano, gli animali, per i quali spesso non c’è pietà alcuna.
Infine il presepe invita a collocarsi: guardandolo dovremmo chiederci: il mio posto qual è? Dove mi colloco io quest’anno? Possiamo avere lo stupore e la fede di Giuseppe. Metterci umili come lui, abbandonati alla volontà di Dio anche quando ci pare tanto strana e perfino complicata.
Oppure possiamo condividere la fede di Maria, sorpresa e attenta a tutto quanto è capace di fare per noi il Signore, attuando molto molto al di là di ogni nostro progetto. Possiamo avere la fretta dei pastori o la curiosità dei magi. O, infine, fare come il bue e l’asino: riconoscere il Signore, starlo a guardare e magari scaldarlo con l’alito dell’amore e della gratitudine.
Il Signore non è un principio matematico o metafisico. È una Persona. Si manifesta come un Bambino e come ogni bambino domanda l’amore.
Daniele Masciadri