Si è celebrato martedì 13 aprile nella Cattedrale di Palestrina il rito delle esequie del parroco di Labico, da 43 anni impegnato nel servizio pastorale in diocesi
Venerdì 9 aprile don Antonio Fiasco ha fatto ritorno alla casa del Padre. Colpito dal Covid era stato ricoverato prima presso l’ospedale di Palestrina, poi trasferito nella clinica Villa Tiberia a Roma.
Don Antonio se ne è andato in silenzio, nel silenzio del suo cellulare degli ultimi giorni e lasciando nel silenzio e increduli quanti erano sicuri di una sua guarigione, tanti.
Nato a Castel San Pietro Romano l’8 febbraio del 1954, dopo gli studi al Seminario di Anagni era stato ordinato sacerdote nella sua chiesa di San Pietro apostolo dal vescovo Renato Spallanzani il 5 agosto del 1978. Don Antonio, come ha ricordato anche il Vescovo nella sua omelia, aveva insegnato Teologia pastorale presso il Seminario di Anagni per 5 anni ed era stato docente presso la scuola teologica per laici di Palestrina.
Attualmente era parroco di Sant’Andrea apostolo a Labico, ma, nei suoi 43 anni di sacerdozio, ha servito diverse comunità parrocchiali, a La Forma, Zagarolo, Genazzano.
Il 1° ottobre 1984 ha ricevuto la nomina di parroco a Santa Margherita in Olevano Romano, dove è rimasto per 24 anni, lasciando profonde tracce della sua attività pastorale e caritativa, anche con l’ospitalità di bambini bielorussi presso le famiglie, che in alcuni casi si sono trasformate in vere adozioni. Il 7 giugno 2008 il vescovo Sigalini lo ha nominato parroco di Labico. È doveroso ricordare la sensibilità di don Antonio per la questione ecumenica, ad esempio con l’organizzazione delle veglie di preghiera celebrate con i fratelli ortodossi della comunità di Valmontone. Attenzione ha mostrato per le attività proposte dal Museo diocesano in collaborazione con l’Ufficio catechistico per i ragazzi del cammino dell’ Iniziazione cristiana, portando diverse volte in visita i bambini al Museo e in Cattedrale.
Presenza costante nelle molte attività della diocesi, si è interessato anche alla pastorale sociale e del lavoro. Non possiamo non ricordare in questo contesto la collaborazione con suor Paola Staglianò, morta anche lei di Covid, a lungo responsabile dell’ufficio di pastorale sociale e del lavoro della diocesi, che con le suore operaie risiedeva proprio a Labico. «Fedele agli esercizi spirituali annuali – ha detto nella sua omelia il Vescovo – alla preghiera, alla formazione permanente del Clero, alla lettura spirituale, amava stare fraternamente con i suoi confratelli pur se apparentemente riservato e come se stesse un passo indietro. Anche il Giovedì Santo quando gli assicurai che lo avrei portato nel cuore alla Santa Messa del Crisma dove Vescovo e presbiterio esprimono massimamente la loro comunione, non mancò di scrivermi: “Grazie … sono unito” ».
Sentiremo la mancanza della tua umanità, ma nella fede sappiamo che sarai accanto ai tuoi familiari, ai parrocchiani, ai tanti che hai stimato e che a loro volta ti stimano.
Maria Teresa Ciprari