Si ascolta anche con il corpo. Lo ha fatto Gesù nell’episodio della peccatrice perdonata, quando dinanzi alla folla di scribi e farisei che inveiva e gridava alla lapidazione, Gesù seduto, accanto alla donna, scriveva per terra. Questa l’icona che ha guidato i catechisti e accompagnatori nel terzo passo sull’arte dell’ascolto, mercoledì 22 marzo nel corso proposto dal Consultorio “Familiaris Consortio” e dall’Ufficio Catechistico e guidato dal Professore Gigi Avanti. «Quando una persona capisce di essere ascoltata profondamente, i suoi occhi si riempiono di lacrime. Io credo che, in un senso molto reale, pianga di gioia. È come se stesse dicendo: Grazie a Dio, qualcuno mi ascolta. Qualcuno sa cosa vuol dire essere me»; con questa citazione di Carl Rogers è iniziato l’incontro. Secondo una suggestiva ricostruzione etimologica “ascolto” deriverebbe dall’unione della parola indoeuropea aus- (orecchio) con il verbo latino -colere (coltivare, venerare, e quindi cultus). Ascolto pertanto significherebbe: “coltivare dentro di sé ciò che l’orecchio sente, così che la parola dell’altro, come un seme, possa essere custodita e non dispersa”, proprio come avviene ai semi nella famosa parabola evangelica.
Se ci poniamo in una posizione di autentico ascolto e custodiamo dentro di noi la parola dell’altro, riusciamo a confrontarci con la sofferenza che rimane uno dei più grandi misteri dell’umanità. Ascoltando possiamo capire quale bellezza pulsa nelle profondità dell’essere, quanto è bello entrare in un rapporto profondo con l’altro e coglierne il desiderio di vita. Persino nel deserto, se ascoltiamo bene, in quel silenzio profondo possiamo trovare la voglia di vivere, possiamo cogliere i segni di quella pianta che comunque vince l’aridità, possiamo scorgere l’oasi, l’acqua della fonte, la speranza.
Le regole fondanti un autentico ascolto sono state al centro dell’attenzione, come anche una riflessione sul linguaggio dei sentimenti della gioia, tristezza, paura, collera da cogliere, riconoscere e vivere in modo sano e costruttivo, senza reprimerli ma incanalandoli e trasformandoli sempre in opportunità positive, partendo dalla consapevolezza dei bisogni collegati a ciascuno dei sentimenti: protezione, consolazione, calma, condivisione. I partecipanti hanno avuto modo di confrontarsi, di dialogare, di approfondire nel tempo dell’ascolto reciproco e del dialogo con il Professore Gigi, che ha rappresentato un primo momento laboratoriale che ha tradotto in concretezza quanto appreso. Ora si apre il tempo nel quale mettere a frutto quanto vissuto, nei servizi di accompagnamento di ragazzi e adulti dentro relazioni intense e profondamente umane che sono trama essenziale per un autentico annuncio.
Équipe UCD