Nella Basilica Cattedrale di san Lorenzo Martire in Tivoli, domenica 28 marzo, monsignor Mauro Parmeggiani ha presieduto la solenne Messa della Domenica delle Palme, dando così inizio ai riti della Settimana Santa. Meditando sulla Passione del Signore secondo l’evangelista Marco, il Vescovo ha sottolineato nella sua omelia i chiaroscuri e i paradossi con cui il vangelo marciano ci stimola per fare una scelta: «scelta che rinnoveremo anche quest’anno al termine del Triduo Santo, nella grande Veglia Pasquale, insieme a quanti riceveranno il Battesimo dicendo no al peccato e sì alla vita in Cristo, no alla logica delle tenebre per vivere orientati verso la Luce perfetta, che non tramonta mai, nemmeno quando i tempi sono bui come i nostri … ma che rimane ferma affinché se ci poniamo in obbedienza a Dio, come Gesù fu obbediente al Padre, essa possa risplendere anche su di noi, in noi e – anche tramite noi – nel mondo». Nel vangelo della Passione del Signore, ci troviamo di fronte alla nostra realtà, che spesso è fatta da chiaroscuri, e ogni giorno ci troviamo davanti alla drammatica scelta, «stare tra coloro che consegnano Gesù agli uomini tradendolo o se accogliamo il suo dono di amore, il dono che ci fa di se stesso, per poi amare come ha amato Lui, consegnandoci alla volontà del Padre e al mondo con Lui e come Lui per consegnarlo al mondo con la nostra fede e testimonianza cristiana». Davanti a questo vangelo, siamo chiamati «a riflettere su questo grande mistero di amore donato mentre era rifiutato. A noi decidere se stare alla luce o al buio. Se rinnegarlo o accoglierlo e seguirlo. È tutta lì la differenza tra essere cristiano con i fatti o soltanto con le parole».
Giovedì 1° aprile, monsignor Parmeggiani ha invece presieduto la santa Messa del Crisma insieme al presbiterio di Tivoli e Palestrina. La celebrazione, svolta nel santuario di Nostra Signora di Fatima a San Vittorino Romano, ha visto anche la partecipazione di alcuni laici, in rappresentanza di tutto il popolo di Dio che, a causa delle restrizioni anti pandemiche, non ha potuto prendere parte alla liturgia. Dopo aver ricordato i sacerdoti che, dall’ultima Messa crismale del 2019, hanno lasciato questo mondo per tornare alla casa del Padre, e dopo aver pregato anche per i sacerdoti che proprio in questi giorni sono stati colpiti dal Covid, il vescovo ha parlato del ruolo del sacerdote nella società odierna, una società che ha subito una rivoluzione copernicana. Da Darwin a Freud, fino alle ideologie moderne l’uomo si è abituato a vivere sempre più lontano da Dio. Un cambiamento sociologico si è verificato anche grazie all’allungamento medio della vita, che ha portato alla mancanza «di adulti desiderosi e capaci di generare e di affrontare e superare le difficoltà tipiche dell’età adulta nonché di educare i figli riducendosi a divenire più loro amici che padri e madri». Nonostante ciò, il cuore dell’uomo postmoderno è sempre bisognoso di un annuncio di speranza cristiana, che i sacerdoti sono chiamati – tenendo fisso lo sguardo su Gesù Cristo- a offrire, con coraggio creativo, e facendo un lavoro di conversione pastorale.
Nel pomeriggio del giovedì santo, il Vescovo si è recato nella Cattedrale di Sant’Agapito Martire, a Palestrina, per la Messa in Coena Domini. Commentando l’istituzione dell’Eucarestia e il gesto della lavanda dei piedi, monsignor Parmeggiani si è soffermato sul modo in cui viviamo il dono dell’Eucarestia che il Signore ci ha lasciato. Non tanto della distrazione e della poca devozione liturgica che spesso abbiamo verso l’Eucaristia, quanto piuttosto «della capacità di ricevere l’Eucaristia per viverla nella nostra vita offrendo con Gesù e come Gesù tutto l’amore a noi possibile, un amore che deve tendere sempre più ad essere come il Suo verso i fratelli e le sorelle». Nella vita di tutti i giorni, il sacramento dell’Eucarestia di cui ci nutriamo, ha un effetto reale sulla nostra vita? «Domandiamoci: Gesù mi ha amato nonostante i miei peccati…si è dato da mangiare e bere a Giuda, a Pietro, ai suoi, a me e a tutti coloro che lo hanno tradito e lo tradiscono. E io? Io che anche stasera ricevo tanto amore nell’Eucaristia, come considero questo amore? Come lo vivo? E come lo pratico verso chi mi è ostile o mi tradisce?»
Quest’anno non si è svolta la lavanda dei piedi, ma almeno idealmente, con il pensiero, il Vescovo ha invitato ad andare in ginocchio davanti a chi ci è ostile per lavargli i piedi e donare loro il nostro amore.
Daniele Masciadri