In Polonia sulle orme di san Giovanni Paolo II

Ripercorrere le strade e i luoghi vissuti da un santo non è cosa di tutti i giorni e quando poi si tratta di un santo che ha accompagnato la mia giovinezza ed età adulta, che abbiamo incontrato molte volte nelle sue udienze e incontri diocesani e nazionali, nelle GMG perché ho avuto la gioia di vivere la mia prima GMG proprio a Czestocowha nell’agosto del 1991 con l’allora Papa Wojtyla, questo ha acceso in me il desiderio di avventurarmi in questo pellegrinaggio, organizzato dal parroco di Cerreto, don Fabrizio Meloni.

In questi giorni, grazie anche alla professionalità delle due guide Agnese e Justine, oltre ad immergerci nella città di Cracovia, tanto verde bella ordinata, abbiamo scoperto la storia di un popolo che ha sofferto molto e lottato per la propria libertà durante le ultime guerre, il tempo delle spartizioni e il regime comunista, che nonostante tutto permetteva di professare la religione cattolica. Ogni luogo, monumento, ogni chiesa visitata ci parlano di Giovanni Paolo II, in molte sono esposte reliquie del Santo come nella prima, la cattedrale di Vavel, dove celebrò la sua prima Messa e fu consacrato Vescovo; nella chiesa parrocchiale di Wadowice, sua città natale, dove ha ricevuto il battesimo, chiesa che è praticamente adiacente alla sua casa (ora diventata Museo) dove si può rivivere tutto il percorso di crescita umana e vocazionale di Wojtyla.

Tutta la città di Cracovia, dove il papa è vissuto per circa 30 anni, è permeata di luoghi che lo ricordano: il santuario Mariano di Jasna Gora più conosciuto come Czestocowha, dove il volto ferito della icona bizantina della Madonna Nera si posa su ciascuno di noi per dare fiducia e speranza; il regime comunista negli anni 60 aveva vietato al popolo di venire in pellegrinaggio in questo santuario sequestrando il quadro, ma la gente continuava a venire quassù a piedi, portando cornici vuote dove loro vedevano la loro Madonna Nera, la loro fede era veramente grande. La mattinata vissuta da Auschwitz e Birkenau ha lasciato un segno profondo nei nostri cuori pensando alla sofferenza di migliaia di innocenti che solo perché ebrei hanno lasciato la vita lì in quelle baracche (questo è uno dei pochi posti che dopo 30 anni ho ritrovato così come lo ricordavo).

Sono molti i luoghi che abbiamo visitato e le testimonianze ascoltate ma non c’è spazio per descriverle, ricordo bene però le parole della nostra guida Justine quando nel quartiere di Nova Huta ha raccontato la sua vita di giovane donna e le restrizioni subite durante il regime comunista, e con una certa speranza diceva: «ma almeno ora i miei figli possono vivere liberi, anche se a meno di 300 Km da qui si sta vivendo un’altra guerra» … e allora san Giovanni Paolo II interceda per noi e per questi popoli perché torni la pace!

Eleonora Sbraga