In suffragio di Papa Francesco

In unione di preghiera con tutte le chiese diocesane nel mondo, anche le nostre Chiese particolari di Tivoli e di Palestrina si sono unite intorno al Vescovo Mauro per suffragare l’anima del defunto Santo Padre Francesco, tornato alla casa del Padre alle 7.35 del Lunedì dell’Angelo, all’indomani della Santa Pasqua. Con grande partecipazione di sacerdoti, religiosi e diaconi, prima mercoledì 23 aprile nella Cattedrale di Sant’Agapito a Palestrina e poi giovedì 24 aprile nel duomo di Tivoli dedicato a San Lorenzo monsignor Parmeggiani ha presieduto la Messa di suffragio. Numerosi i fedeli che non hanno voluto mancare questa occasione di preghiera comunitaria, arrivati dai diversi paesi della diocesi per elevare al Padre la preghiera corale e affettuosa per Francesco. Pur consapevoli delle precarie condizioni di salute del pontefice nelle ultime settimane la notizia della scomparsa del Papa ha lasciato tutti senza parole. «Sapevamo che era malato – ha detto il Vescovo – ma lo avevamo visto tramite la televisione, proprio nel giorno di Pasqua, impartire la benedizione Urbi et Orbi e passare tra la gente con la papamobile. Era stanco, con un filo di voce, ma tenace nello stare in mezzo al popolo santo di Dio e non pensavamo ad un epilogo così imminente».

Nella Messa a Palestrina il Vescovo ha voluto riferirsi al brano evangelico della liturgia, l’episodio di Emmaus, volendo riconoscere nel discepolo anonimo, compagno di Cleopa, proprio Bergoglio, che ebbe il suo incontro personale col Signore in una chiesa di Buenos Aires, ascoltando la vocazione di Matteo, come Gesù lo guardò con sentimento di amore e lo scelse. Anche a Tivoli riferendosi al brano evangelico di giovedì nell’Ottava di Pasqua il Vescovo ha messo in evidenza le due dimensioni della persona, anima e corpo, alle quali papa Francesco si è dedicato «con grande generosità, per tutta la vita, per tutta la sua missione attenta alle esigenze dell’anima e anche del corpo di tutti coloro che ha avuto la grazia di incontrare». Il Magistero di Francesco – ha sottolineato il Vescovo – è stato un magistero fatto anche di parole ma soprattutto di fatti. Proprio sulla scia di quanto san Francesco diceva ai suoi frati: “Predicate con i fatti e poi se occorre con le parole”. «Per questa testimonianza di prossimità all’uomo, di annuncio del Vangelo non dall’alto di un pulpito ma camminando sulla strada accanto all’altro e per le tante altre cose che ci lascia come eredità spirituale Papa Francesco, diciamo grazie a Dio per avercelo dato e preghiamo perché sia accolto là dove l’incontro con il Dio Trino, il Dio comunione è perfetto ed eterno».