Inchinata a Tivoli nel segno della speranza

Per il secondo anno la festa dell’Inchinata si è svolta in via eccezionale senza la processione lungo le vie del centro storico Il corteo è rimasto nella sua sede di partenza, il duomo tiburtino che, per l’occasione, ha accolto al suo interno tutte le fasi del secolare rito (straordinaria testimonianza del cerimoniale nato a Roma nel medioevo) con la partecipazione delle confraternite e dei caratteristici “santarelli”.

Il nostro Vescovo Mauro ha guidato la solenne veglia di preghiera davanti all’icona del Santissimo Salvatore, prezioso dipinto del XII secolo arricchito nel Rinascimento da una corazza di argento di squisita oreficeria toscana. Una copia dell’immagine della Madonna delle Grazie è stata intronizzata a fianco del Trittico e posta all’interno di un pregevole baldacchino donato a fine Ottocento da Casa Savoia alla cattedrale di San Lorenzo, così da offrire ai fedeli l’impatto visivo delle due macchine che tradizionalmente si inchinano a piazza Trento.

E proprio a quel solenne momento monsignor Parmeggiani ha fatto cenno nella sua meditazione. “Mi piace pensare – ha detto – al Rosone che avremmo visto sulla facciata di Santa Maria Maggiore se avessimo terminato lì, come si era soliti fare, la nostra processione. Quel rosone come molti altri rosoni delle nostre chiese ha un centro e poi da quel centro si dipartono raggi. Come la ruota di una bicicletta.

Quei raggi potremmo pensare che siamo noi tutti: che veniamo da Dio – il centro da cui tutto prende vita, da cui tutto ha inizio – ed entriamo così nel mondo ma che, nello stesso tempo, siamo destinati a tornare a quel centro dove il Padre ci attende, dove Cristo ci attende, dove per grazia dello Spirito Santo che accompagna la nostra esistenza se, come Maria lo accogliamo, possiamo tornare! Entrando così nella Solennità dell’Assunzione di Maria al Cielo in anima e corpo pensiamo a come Lei ci precede nello stare nella compagnia eterna di Colui che è il nostro Salvatore”.

Rievocando i momenti più significativi della processione (il lume gettato nell’Aniene, la sosta all’abitazione del priore e all’ospedale civico), la veglia si è infine conclusa con il suono delle campane a festa, segno della gloria di Maria portata in cielo dal Figlio. Nella Messa pontificale celebrata la mattina del 15 agosto presso la chiesa di Santa Maria Maggiore, il Vescovo ha invitato a riflettere sul mistero della Chiesa in pellegrinaggio verso la Città di Dio sotto la protezione della Vergine. “L’Apocalisse ci presenta la visione di una lotta tra la donna e il drago. La donna che rappresenta la comunità dei battezzati, noi, la Chiesa, che se da una parte è gloriosa e trionfante perché in Maria ha già un piede in Paradiso, dall’altra è in travaglio, in continua lotta, deve affrontare le prove che anche noi ben conosciamo e che nel mondo forse sono ancora più gravi delle nostre prove ”. L’esortazione è a non perdere mai la fiducia e la speranza, perché “Maria ci è accanto nelle prove della vita”.

Antonio Marguccio