Essere comunità nutrite dello stesso Corpo e Sangue del Signore e farlo incontrare con i fatti a coloro che incrociamo sulle loro strade
La scorsa domenica si è celebrata la solennità del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo, «una delle più belle solennità della Chiesa» ha detto il vescovo Parmeggiani nella sua omelia per la Messa nella cattedrale di Sant’Agapito martire a Palestrina la mattina e nella cattedrale di San Lorenzo Martire in Tivoli alla vespertina della festa. Ogni settimana celebriamo questo rendimento di grazie, l’Eucaristia, «rendimento di grazie che Gesù ha compiuto non tanto con le parole ma con il dono della sua stessa vita offerta al Padre sulla croce e vittoriosa sulla morte con la Risurrezione. Quella vita donata a noi ogni volta che celebriamo e ci cibiamo dell’Eucaristia affinché anche noi ci doniamo a Dio e ai fratelli» ha proseguito monsignor Parmeggiani. Di fronte alla folla affamata Gesù spiazza i suoi discepoli invitandoli a dare loro stessi da mangiare a quella moltitudine bisognosa di cure. «I discepoli fecero come disse Gesù. Tutti mangiarono a sazietà e furono portate via dodici ceste di pezzi avanzati. Dodici come dodici erano le tribù di Israele come a dire che rimase cibo in abbondanza per tutti coloro che avrebbero creduto in Gesù e sarebbero divenuti il nuovo popolo di Dio.
Quel nuovo popolo, cari amici, che siamo noi – ha detto il Vescovo – e che nel deserto della vita, se lo vogliamo, possiamo essere cibati, saziati, sostenuti nel camminare insieme –anche se sappiamo che spesso è difficile – dal Corpo e dal Sangue di Gesù realmente presenti nell’Eucaristia che oggi celebriamo e che al termine della Messa porteremo in processione per le nostre strade per dire come tutti desideriamo dare da mangiare Cristo al mondo».
Maria Teresa Ciprari