La Festa di San Lorenzo nella Cattedrale di Tivoli

«San Lorenzo ci insegna la via del bene comune e della carità» Il Vescovo nel duomo tiburtino per la festa del diacono patrono

Una cattedrale gremita nei limiti del possibile, rispettosa delle norme anticovid che impongono posti contingentati, ma ugualmente festosa per rendere grazie a Dio della luminosa testimonianza del martire Lorenzo, patrono della città e della diocesi di Tivoli. Lo scorso 10 agosto la solenne celebrazione è stata presieduta da monsignor Parmeggiani, insieme ai canonici del capitolo, ai parroci di Tivoli e ai numerosi diaconi che, per l’occasione, hanno rinnovato le loro promesse. 

Della figura di Lorenzo il Vescovo ha parlato diffusamente nella sua omelia, indicandolo come esempio per rievangelizzare la nostra epoca “liquida se non addirittura gassosa”, cioè priva di riferimenti. Nativo della Spagna, la sua vita fu intimamente segnata dal servizio ai poveri, in una Chiesa, quella del II secolo, meno strutturata di quella di oggi ma attenta a nutrirsi della Parola di Dio e dell’Eucarestia e a riversare quella fonte di amore negli ultimi. A Valeriano che mirava ad impossessarsi delle presunte ricchezze ecclesiastiche, Lorenzo presentò i poveri che aveva beneficiato e fu condannato a morte sulla graticola o forse per decapitazione il 10 agosto del 258. «Anche oggi i cristiani vengono perseguitati ed eliminati con metodi più o meno cruenti ma sempre tesi al medesimo fine: far soccombere la voce di Dio nel cuore degli uomini». Ma Lorenzo, con il suo esempio, è diventato seme per i nuovi cristiani. Quando la Chiesa «è disposta a morire per Dio e per i fratelli, diviene evangelizzante e rilevante!».

E allora, ha esortato mons. Parmeggiani, dobbiamo «rifondare la nostra fede se vogliamo poi irrorare di carità autentica il mondo». Anche nella città di Tivoli, spesso “figlia di nessuno” nelle sue problematiche sociali e nel degrado urbano, c’è urgente bisogno di amore per il prossimo e di servizio per la polis. «Da Lorenzo – ha concluso –, disinteressato, uomo di autentica carità, capace di morire a se stesso, ai propri interessi, ad ogni propria convenienza, torniamo tutti ad imparare!»

Antonio Marguccio