Sant’Antonio abate è solo una tradizione? È una domanda che sorge spontanea se si pensa agli ultimi due anni della celebrazione di questa festività. Tradizionalmente la festa di sant’Antonio è un appuntamento molto sentito nel territorio prenestino. Le sfilate dei mezzi del lavoro, delle macchine, degli animali. Le benedizioni varie, che si rincorrono per tutta la giornata e in tutta la città di Palestrina, sono un punto di aggregazione non indifferente. La situazione pandemica e le limitazioni agli assembramenti hanno riportato la festa del santo protettore degli animali alla sua connotazione prettamente religiosa. Eppure, per chi la devozione la sente come propria, come un sentimento che prescinde da tutto, nulla è cambiato nell’onorare il santo con tutto il cuore.
Anche quest’anno, come lo scorso, si sono celebrate solo le messe nella nostra parrocchia. Nella celebrazione della mattina, presieduta dal parroco don Enrico Pinci, c’è stata la partecipazione, insieme alle autorità cittadine, dei tre rappresentanti delle associazioni dei Mulattieri, Carrettieri e Bovari. Momento davvero particolare è stato, a fine Messa, l’intervento del Presidente dell’associazione Mulattieri, Antonio Fiasco, Faracchiano, che, da buon poeta prenestino, ha dedicato un suo scritto a sant’Antonio, con la richiesta di intercedere affinché, il prossimo anno, il nostro tributo al suo nome possa essere accompagnato anche dai colori, dai suoni, dall’allegria che il paese festante è pronto a tributargli. Nella celebrazione del pomeriggio, alle 17, presieduta dal nostro vescovo Monsignor Mauro Parmeggiani, ancora tanti cittadini hanno potuto rendere omaggio a sant’Antonio. Anche in questa occasione, abbiamo avuto al nostro fianco il sindaco e le autorità comunali. Ci teniamo a ricordare, per far sì che questo giorno di festa possa lasciarci un insegnamento, quanto pronunciato dal Vescovo durante l’omelia. Mons. Parmeggiani ha messo in evidenza l’importanza di mettere sempre, come punto primario e imprescindibile, Dio al primo posto in ogni momento della nostra vita.
Dobbiamo cercare, come ha fatto sant’Antonio, di essere capaci di vendere i nostri beni e di abbracciare la croce di Cristo. Questo non significa, ha sottolineato ancora il Vescovo, che dobbiamo liberarci dei nostri averi, ma che dobbiamo essere capaci di condividere noi stessi con gli altri; di mettere da parte l’egoismo e di ritrovare l’empatia. Sulla scia di Antonio appropriarci di quell’amore per gli altri come lo abbiamo per noi stessi, così come ci ha esortato anche la lettura dal libro del Levitico. Se il nostro cuore è disposto a questo bene, saremo sempre in grado di festeggiare il nostro amato sant’Antonio, anche con un po’ di tristezza per la mancanza del folclore. Ci auguriamo che il prossimo anno la preghiera possa risuonare in ogni angolo della bella Palestrina. Evviva sant’Antonio!
Lorenzo Cicerchia