È una giornata uggiosa e fredda quella che accoglie i festeggiamenti per il nostro santo patrono Antonio abate.
Ma va bene così, siamo temprati, siamo abituati a questo a Vicovaro: fin da bambini, gli anziani ci tramandano il proverbio “sant’Antonio con la barba bianca, o neve o fanga”. Quest’anno, dopo due anni di fermo a causa della pandemia, ci siamo ritrovati lunedì sera, 16 gennaio, per la Messa del vespro, e di nuovo martedì mattina sotto le volte della chiesa di Sant’Antonio al borgo.
Una chiesa antica e semplice frutto della devozione del popolo vicovarese e dell’opera della confraternita della Santa Croce che, per secoli, ha gestito l’attiguo ospedale.
Un’opera pia che ci testimonia il grande senso di fratellanza e appartenenza che lega il popolo vicovarese.
Ed è proprio questo concetto che il nostro vescovo Mauro ha voluto approfondire nella sua omelia. Sua Eccellenza, che da anni partecipa a questa nostra festa, ci ha ricordato l’importanza della comunità e tutti i frutti di bene che essa produce se vissuta in fraternità. Una comunione vera, attenta, che possa essere faro per il mondo.
Purtroppo i due anni di pandemia hanno impoverito, numericamente, le nostre chiese ma, citando poi Benedetto XVI, il nostro Vescovo ha esortato a vivere ancora di più la nostra fede in comunione.
Una comunione che non divide dal mondo ma che ci apre al mondo, una comunione senza pregiudizi, senza bandiere, una comunione che, nel segno della Trinità, unisca l’uomo all’uomo e, attraverso lo Spirito, al suo Creatore.
Domenico Bontempi