Sabato 4 marzo presso il Santuario di N.S. di Fatima in San Vittorino Romano, don Massimo Grilli ha presentato ai referenti parrocchiali per il Sinodo la storia di Abramo, Sara e Agar (Genesi, capitoli 16 e 21), mettendo in luce in più punti l’universalità del kerigma: il disegno di Dio che abbraccia tutti gli uomini e non distingue tra libero e schiavo, tra uomo e donna, diversamente dalla chiave di lettura che noi diamo della vita, lettura spesso “diabolica” perché dividiamo, mentre lo sguardo di Dio è “simbolico”, unisce.
Nella storia due donne si contrappongono: Agar la schiava, egiziana, può partorire, Sara, la moglie, israelita, è sterile; la natura favorisce Agar, la cultura favorisce Sara. Quest’ultima vuole un figlio e ricorre ad Agar, come i costumi del tempo permettevano, ma quando la schiava resta incinta, ne segue una competizione che porta Sara a maltrattare Agar, che va via.
L’Angelo del Signore la raggiunge, la chiama per nome, cosa mai fatta da Abramo e Sara, le dice di tornare dalla sua padrona e aggiunge che moltiplicherà la discendenza del figlio che nascerà, Ismaele (Dio ascolta).
Poi Dio compie ciò che aveva promesso e che Abramo e Sara hanno dimenticato: la nascita di Isacco. Sara di nuovo manifesta il sui astio verso Agar, non vuole che il figlio della schiava scherzi con il suo e li scaccia perché non sia divisa l’eredità di Abramo. Ismaele e la madre sono nel deserto, senza acqua e per la seconda volta Agar incontra Dio che trova una via di salvezza per entrambi.
Questa è l’universalità di Dio. Uno sguardo universale accetta l’altro, ascolta l’altro, come il cammino sinodale ci esorta a fare: recuperare uno sguardo simbolico, avere un respiro universale, provare la gioia di pensare in grande, rispettare l’altro, non ridurre tutto al fruibile: questo è fondamentale per il recupero della sinodalità.
Claudia Lupi