La formazione delle consacrate

Il ritiro dell’USMI tenuto il 14 gennaio 2024, si è svolto in un clima familiare, sotto lo sguardo paterno del nostro Vescovo e quello fraterno di don Fabrizio. Con premura pastorale Sua Eccellenza ci ha esortate con parole sostanziose, profonde, e non di rado, profetiche e lungimiranti sviluppando il tema tratto dai capitoli 5 e 6 della prima lettera ai Corinzi come segue.

Il titolo “la purezza dei costumi” è abbastanza contemporaneo in quanto nella nostra società odierna riscontriamo alcune caratteristiche della comunità dei Corinzi di allora. Molteplici forme di lassismo morale e di disordine etico venivano registrati all’interno della comunità, ad esempio la convivenza incestuosa (1Cor 5, 1-13), i contrasti tra i cristiani portati davanti ai tribunali pagani (1Cor 6, 1-6), immoralità di alcuni (1Cor 6, 12). Cose che non devono essere assolutamente motivi di orgoglio, ma piuttosto motivi di afflizione e necessitano un cambiamento radicale di costumi (cf. 1Cor 5,1-2). 

Paolo fa presente che l’agire dei credenti deve procedere nel segno della vita nuova comunicata da Cristo, perché la malvagità, la perversità, il lievito vecchio non può coesistere con il cristiano (cf. 1Cor 5,4-8). Nei confronti dell’individuo incestuoso occorre prendere la giusta posizione senza considerare il grado sociale perché la persona si ravveda. La misericordia di Dio non elimina il dovuto cammino di conversione. Le soluzioni date ai problemi della comunità sono fondate sul mistero della morte e risurrezione di Cristo. Con il concetto di pane azzimo Paolo invita i cristiani a non seguire una vita fatta semplicemente di norme esteriori, ma a crescere verso quella maturità spirituale che si manifesta nell’agire motivati dal mistero di Cristo morto e risorto (1Cor 5,8-13).

Tale esigenza richiede di essere nuova pasta, perciò azzimi, simboli di sincerità e verità perché in noi abita lo Spirito. Altrimenti si cade nel relativismo e si perde il senso del peccato e il senso del sacro. Proprio come a Pasqua tutto viene rinnovato, anche a livello liturgico, così bisogna “ripulire” la comunità rifacendosi al mistero pasquale. Cristo è l’unico vero centro della comunità cristiana che si costituisce tale proprio con l’adesione al mistero della crocifissione e risurrezione, partecipato con il battesimo; un sacramento che non deve essere ricevuto così come si riceveva un tempo il vaccino antipolio.

Il tema del giudizio porta Paolo ad affrontare il problema delle liti nella comunità, che spingeva i membri a ricorrere alle autorità civili, quindi non cristiane. L’apostolo rileva quanto sia già vergognoso avere liti con il fratello, perché ciò offre a quelli di fuori motivo per biasimare la fede cristiana (cf. 1Cor 6,1-).

Paolo offre ai cristiani di Corinto, in maniera progressiva, modi per risolvere in famiglia i conflitti: istituire un arbitrato all’interno della comunità e superare l’ingiustizia subita con un gesto di amore. Proprio quest’ultimo modo elimina alla radice il conflitto e chiama in causa la giustizia divina, questo offre l’occasione di fare un discorso escatologico.
In nome di una pseudo-spiritualità alcuni Corinti consideravano il corpo e le cose materiali irrilevanti ed estranei alla vita di fede. Ciò porta a separare la vita di fede dalla vita di tutti i giorni ossia andare in chiesa e nello stesso tempo mantenere una vita morale bassa; far convivere la religiosità con la soddisfazione di ogni istinto del corpo.

Purtroppo, si coglie che il problema non era tanto la fragilità dei neoconvertiti quanto lo stile di permissivismo spirituale: “tutto va bene; siamo liberi; tutto è lecito”. Paolo ricorda ai battezzati di Corinto che il loro corpo è abitazione dello Spirito Santo e, in quanto tale, essi devono vivere una vita degna dello Spirito divino perché ogni battezzato è corpo di Cristo. Nella capacità di autodominio si manifesta la vera libertà (cf. 1Cor 6,12-20) perché il peccato sessuale, in quanto coinvolge la persona nella sua globalità, va contro la costituzione del credente. È nell’autenticità con cui si vive la vita cristiana che si vede la reale adesione all’annuncio salvifico di Gesù Cristo, morto e risorto, perciò bisogna glorificare Dio nel proprio corpo.
L’incontro si è concluso con le lodi all’Altissimo celebrando i Vespri.

M. Paola Ohazulike, ajc