La Giornata del malato a San Vittorino

Martedì 11 febbraio memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, anche in diocesi si è celebrata la 33ª Giorrnata Mondiale del Malato. Dalle 15 i volontari Unitalsi e gli accompagnatori delle Misericordie si sono ritrovati con gli ammalati presso il santuario di Nostra Signora di Fatima a San Vittorino Romano.

Dopo la preghiera del Rosario il vescovo Mauro ha presieduto la Messa, ricordando il tema del messaggio di papa Francesco per questa ricorrenza nell’anno del Giubileo ordinario: La speranza non delude e ci rende forti nella tribolazione.

Nella sua omelia il vescovo Mauro alla luce del messaggio del Papa ha commentato il Vangelo della Visitazione. «Siamo invitati a riflettere – ha detto – sulla presenza di Dio vicino a chi soffre. Essere certi di questa vicinanza rende più forti e pieni di speranza chi soffre, quanti soffrono con e per i loro ammalati, quanti li curano ed anche quanti pur volendo fare qualcosa per chi è ammalato, davanti alla malattia, caso mai giunta al suo ultimo stadio, si sente impotente e non può più far nulla da un punto di vista umano».

Per avere speranza nella malattia e nel dolore non dobbiamo mai dimenticare la presenza di Dio. Questa presenza possiamo avvertirla nell’ascolto della Parola, nei sacramenti ed in particolare nell’Eucaristia, nella confessione e nel sacramento dell’Unzione degli infermi, nel quale Dio si fa vicino agli uomini. Una presenza che si concretizza nei tre atteggiamenti di Maria: dell’incontro, del dono e della condivisione.

«Quante volte – ha proseguito il Vescovo – stando vicino a un malato si impara a sperare, si impara a credere. Quante volte stando vicino a chi soffre si impara ad amare». Questo permette di cantare il Magnificat perché «scopriamo che Dio anche nella nostra sofferenza è vicino, opera, è presente e ci ama!».

Concludendo la sua riflessione mons. Parmeggiani ha sottolineato ancora l’importanza del sacramento del’Unzione degli infermi, “canale di Grazia”, «dono di salvezza e di consolazione che rinfranca la speranza di quanti lo ricevono», invitando a riceverlo più spesso, anche nelle comunità parrocchiali, senza paura che sia il sacramento dei moribondi.

Tanti i volontari presenti, fra loro anche Valeria, dama della sottosezione Unitalsi di Palestrina, che ci ha raccontato la sua esperienza. «Posso dirvi di aver trovato una seconda famiglia. L’estate scorsa la sotto sezione di Palestrina dell’UNITALSI ha trascorso il soggiorno estivo nell’agriturismo dove lavoro. All’inizio gli ospiti erano un po’ diffidenti con me e forse anche io con loro, ma finita la settimana, quante lacrime mi hanno fatto versare. Avrei voluto durasse per sempre. Mi hanno lasciato qualcosa dentro, che si è legato al cuore e non vuole andarsene più. Infatti ho deciso di partire con loro per Lourdes. Lì, ho capito che esisteva un altro tipo di amore. Uno che non ti può dare un fidanzato o un parente. Un amore unico, immenso, che non avevo mai provato prima. Questo veniva proprio dai nostri ragazzi. Il loro modo di affrontare la vita è unico e anche il loro modo di amare. Sono sempre stata una bambina con la cosiddetta “sindrome della crocerossina”, sempre attenta agli altri e al loro benessere, anche se spesso non venivo capita. Finalmente ho trovato qualcuno che è bisognoso dell’amore che io ho da dare e ne sono infinitamente grata. Questo martedì ho partecipato alla giornata del malato a San Vittorino e dopo mesi, ho provato di nuovo quelle sensazioni uniche. Sentirsi tremendamente fortunati e debitori a Dio per la vita che viviamo, sentirsi piccoli come formiche sotto il cielo illuminato dalle fiaccole dei flambeaux, emozionarsi per un sorriso o un abbraccio di una dama o di un barelliere. Imparo tanto ogni giorno passato con loro, dal come si mette la divisa da dama al come vivere le giornate con più leggerezza. Spero e auguro a tutti voi di poter trovare un posto felice nella vita, come lo è questo per me. Ringrazierò sempre il cielo che ha messo sulla mia strada l’UNITALSI!».