La Giornata del Malato in diocesi

Nella sua lettera del 28 gennaio il Vescovo Mauro invita il clero, le consacrate ed i consacrati e tutti i fedeli laici delle diocesi di Tivoli e di Palestrina a celebrare, con tutta la Chiesa, la XXXII Giornata Mondiale del Malato domenica 11 febbraio 2024.

Papa Francesco per l’occasione ha pubblicato un Messaggio dal titolo «Non è bene che l’uomo sia solo» Curare il malato creando relazioni.

Il programma della Giornata a livello diocesano prevede l’arrivo alle 15, presso il Santuario di N.S. di Fatima in San Vittorino Romano con l’accoglienza dei malati e dei pellegrini; segue poi alle 16 il Santo Rosario meditato e alle 16.30 la Celebrazione Eucaristica presieduta dal Vescovo. Al termine della Messa ci sarà la processione e la benedizione Eucaristica, infine il Canto dell’Ave di Lourdes ed il rito del flambeaux.

Il Vescovo invita tutti a partecipare a questo momento che assume un particolare significato nell’Anno della preghiera, un tempo speciale, preparatorio al Giubileo del 2025. Rivolgendosi in particolare ai parroci e ai fedeli che hanno a cuore gli anziani e i malati Monsignor Parmeggiani chiede di volerli accompagnare e di organizzare la partecipazione anche dei fedeli delle loro comunità parrocchiali.

L’ufficio di Pastorale Sanitaria, le sottosezioni di Palestrina e di Tivoli dell’UNITALSI, le Misericordie, l’Associazione Medici Cattolici e l’Arvas di Tivoli e di Palestrina cureranno l’organizzazione della Giornata, alla quale tutti sono invitati a partecipare, ricordando quanto afferma il Santo Padre nel suo Messaggio: «Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso.

È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37), alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre».

MTC