Mercoledì 2 febbraio 2022 è stata celebrata al Santuario N.S. di Fatima a San Vittorino la XXVI giornata mondiale della vita consacrata.
La liturgia della festa della Presentazione del Signore a San Vittorino, è stata presieduta da S.E. mons. Mauro Parmeggiani. La santa Messa è stata preceduta da un momento di Adorazione Eucaristica dove si è pregato per la Chiesa, per la vita consacrata e per il mondo intero.
Nella festa della Presentazione del Signore, la Chiesa come popolo santo di Dio rende grazie al Signore per il dono di persone che si consacrano a Dio e che fanno della propria vita un dono per la salvezza dei fratelli attraverso i propri carismi.
Scrive papa Francesco: «Ecco che cosa vedono gli occhi dei consacrati: la grazia di Dio riversata nelle loro mani. Il consacrato è colui che ogni giorno si guarda e dice: tutto è dono, tutto è grazia!».
Questa giornata è anche un momento di arricchimento per i consacrati che si ritrovano insieme ed è una occasione per la Chiesa, per ripensare alla bellezza e alla ricchezza che possiede. È un faro, che si riaccende per illuminare i consacrati ed è un richiamo per la Diocesi che fa memoria di questa dimensione della vita.
I Consacrati: piccole luci che possono contribuire a svegliare il mondo e ad illuminarlo, a condizione, naturalmente, che queste luci, per quanto piccole e vacillanti, siano sempre accese e splendano della Luce di Cristo, il solo che è luce delle genti e gloria di Israele. È lui a dire a tutti i credenti, ma ai consacrati in modo speciale: «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli» (Mt 5,16).
Durante la celebrazione Eucaristica il nostro Vescovo ci ha esortati, invitandoci a riflettere sulla preziosità della nostra vita di consacrati, ponendoci una serie di domande. Ci ha chiesto: «la nostra vita che abbiamo consacrato a Dio è ancora in attesa, come lo erano Simeone ed Anna, che nonostante l’età ancora speravano? Noi viviamo come Simeone ed Anna in attesa dello Sposo?»
E ha continuato: «ci preoccupiamo più di sopravvivere che di vivere… La nostra società ha bisogno di testimoni credibili. La nostra vita è capace di speranza? Noi dobbiamo diventare uomini e donne di speranza… La nostra vita è canto? Simeone si mise a cantare per aver visto la salvezza di Dio.
E noi? Come collaboriamo affinché la sua luce giunga a tutte le genti? Serve una condotta santa, serve una autentica sinodalità, serve empatia per camminare con gli uomini del nostro tempo. Occorre che ci impegniamo di più a lavorare insieme».
E tutto questo è vero! Perciò vogliamo proprio ringraziare il nostro Vescovo per questi stimoli preziosi di cui facciamo tesoro, per essere una Chiesa-comunione, capace di annuncio efficace, sempre in cammino per raggiungere, con la grazia di Dio, la piena maturità di Cristo a cui siamo chiamati.
Enrica Maccio, omv