La Madonna della Fiducia in Tivoli

Ammirando dall’esterno la struttura della Parrocchia Madonna della Fiducia, strettamente legata al complesso che ospita il Centro di formazione professionale Tivoli Forma, non ci si rende conto che quell’aspetto massiccio e moderno è frutto di una storia che parte da lontano. È il 14 aprile 1606 quando la piccola comunità di Cappuccini che vive a Tivoli si stabilisce in un nuovo convento realizzato sulle pendici del colle Ripoli, su un terreno di proprietà del Vescovo di Veroli, Mons. Eugenio Fucci. In questo modo i religiosi riescono a lasciare le sedi di S. Agnese e Colle Paciocco, poco salubri e disagevoli, avvicinandosi all’abitato e godendo della vicinanza dell’acquedotto Rivellese. Il nuovo complesso ha una struttura a ferro di cavallo e accoglie una chiesa che è ancora da ultimare. Tutt’intorno vi sono l’orto, il giardino e un muraglione, che ha lo scopo di delimitare uno spazio sacro che gode del diritto di immunità. All’ingresso un’edicola dedicata alla Madonna, che ancora oggi, attraverso l’immagine di Felice da Cantalice, primo Cappuccino canonizzato, ricorda il forte legame tra Tivoli e i religiosi. Dopo qualche anno, il 4 settembre 1611, il cardinale Francesco di Gioiosa, protettore dell’Ordine, decano del Sacro Collegio, e personalità nota al tempo per aver contribuito al processo di pacificazione religiosa in Francia, consacra la chiesa, conferendole il titolo di Santa Croce. Quest’ultima con la sua unica navata, sormontata da una capriata di legno, segue il concetto di semplicità previsto dall’Ordine e indirizza l’attenzione verso il presbiterio, dove ora come allora domina la maestosità della tela d’altare raffigurante la Crocifissione, opera del pittore fiammingo Francesco da Castello. Con il tempo la nudità delle pareti della chiesa, movimentate solo dalla presenza di due cappelle sul lato destro viene compensata dalla presenza di altre tele dipinte forse da alcuni cappuccini ispirati dallo stile del manierismo e del barocco. 

Chiesa e convento con il tempo diventano punto di riferimento per la comunità tiburtina, soprattutto dopo l’aiuto offerto dai religiosi durante l’ondata di peste del 1656, facendo aumentare il numero dei benefattori che scelgono la chiesa come luogo di sepoltura. Il complesso non subisce stravolgimenti nella sua forma secentesca fino al 1836 quando i Cappuccini, dopo le confische e le profanazioni napoleoniche dei primi anni dell’Ottocento, ne ottengono la restituzione grazie al lascito testamentario della Contessa Federica de Solms, avviando lavori di ristrutturazione.

Tetti e muri vengono restaurati e la chiesa prolungata per armonizzare la facciata con un nuovo braccio del convento che chiude definitivamente la forma a ferro di cavallo, facendo assumere al complesso l’aspetto attuale. Anche l’interno dell’edificio subisce delle modifiche: la più importante è la costruzione di una volta a botte lunettata che rende necessaria la chiusura delle cappelle laterali e la realizzazione di arcate di rinforzo lungo le pareti laterali. Una nuova consacrazione avvenuta il 3 aprile 1837 sancisce la fine dei lavori e la riapertura al culto della chiesa, ma con la costituzione del nuovo Stato italiano e le leggi di Soppressione degli ordini e delle corporazioni religiose del 1866, il complesso comincia ad essere ambito dal Comune fino al definitivo passaggio di proprietà al Demanio avvenuto nel 1879, che decide di creare al suo interno un Riformatorio a carattere rieducativo.

Vengono pertanto realizzati sul lato destro della chiesa gli alloggi per il personale dell’Istituto e, in prossimità del braccio orientale del complesso, officine per avviare i ragazzi ad attività artigianali. Solo nel 1979 il convento viene abbandonato dal Riformatorio e la chiesa, dopo una prima riapertura al culto, si trasforma in parrocchia intitolata alla Madonna della Fiducia, protettrice del Seminario Romano, continuando a rappresentare oggi come allora un punto di riferimento per la comunità che vi sorge intorno.

Francesca Mollo