Il vescovo Mauro ha tenuto una catechesi in preparazione alla Pasqua alla comunità parrocchiale di Santa Maria e Santo Stefano in Cave domenica scorsa 3 aprile. Il brano preso in considerazione è stato tratto dal capitolo 19 del Vangelo di Giovanni.
Il Vescovo ha messo in evidenza come in questo passo compare per la seconda volta la figura della Madre. Appare in due momenti strategici. La prima volta è alle nozze di Cana dove è la madre che spinge Gesù verso l’umanità. Dalla croce, invece, è Gesù che spinge la madre verso l’umanità, cioè verso la vita delle persone, verso la missione, verso il discepolo amato, che rappresenta la Chiesa amata da Gesù. Di fronte alla pagina del Vangelo che ci ha accompagnato in questa catechesi ci sono due volti di persone, il volto della madre identificato in Maria e il volto del discepolo identificato in Giovanni. Maria e il discepolo vivono la passione e morte di Gesù in piedi. Stavano in piedi presso la croce, è l’espressione di una grande forza, Maria vive la passione del figlio in piedi, con una presenza e una posizione che esprime tutta la sua dignità. Come facciamo noi davanti alla croce? Questa è stata la domanda guida del nostro vescovo nella catechesi di fronte alla chiesa gremita della parrocchia di Santa Maria. Chi non è disturbato dalla sofferenza? Ha chiesto con insistenza il Vescovo. Tutti noi passiamo momenti di sofferenza nella nostra vita. Per ciascuno di noi vivere in piedi davanti alla croce o alla sofferenza vuol dire vivere di fede.
Maria è simbolo di ogni cristiano e rappresenta tutta la Chiesa ai piedi della croce, che nasce dal dono dell’amore di Gesù. Nel momento in cui tutti i discepoli erano scappati, e tutti lo insultavano, in quel momento lì c’è Maria e la Chiesa di tutti i tempi, ci siamo anche noi.
In quell’ora la Madonna rappresenta tutta la Chiesa. Rivolgendosi alla madre, donna “ecco” tuo figlio, quando Dio crea il mondo usa questo termine “ecco” per significare qualcosa di buono. Guarda tuo figlio e guarda tua madre. Guardare non significa semplicemente vedere con l’occhio ma guardare con la profondità del cuore. Guardiamoci gli uni gli altri davanti alla croce. Quanto spazio diamo agli altri? Se noi guardassimo con gli occhi di Cristo anche certe guerre non ci sarebbero.
Al discepolo Gesù dice “guarda tua madre” cosa vuol dire? Significa guarda la tua Chiesa con gli occhi con cui la guardo io. Come guarda Gesù la Chiesa? La Chiesa vuol dire la nostra parrocchia e la nostra diocesi. Noi conosciamo bene la nostra Chiesa: le sue ombre e delusioni. Non pensate alla Chiesa perfetta! Già sant’Agostino diceva: «la chiesa è santa e peccatrice». Gesù guarda la Chiesa con gli occhi di un innamorato. Gesù ama senza misura. Gesù sa che non la può scambiare con nessu’altra. Come una madre ama senza misura. Un bravo figlio deve amare la madre. Bisogna dare tutto per la Chiesa, cioè bisogna amare questa Chiesa che abbiamo non quella Chiesa che non c’è.
Da quell’ora il discepolo la prese con sé. La ricevette come sua madre, cioè la accolse nel cuore come madre, la accolse dentro di sé e la considerò come parte di se stesso.
Come possiamo stare in piedi davanti alla croce? Come possiamo vivere come Maria? L’unico modo per diventare come Maria è di avere il cuore della Madonna, cioè gli stessi atteggiamenti di ascolto della Parola. Non c’è un altro modo di vivere la fede se non quello di Maria. Per ogni cristiano essere mariano è importante. Maria è la prima discepola. Maria è la prima cristiana che accoglie la missione. Maria è la perfetta immagine di fede.
Infine il Vescovo ha augurato ai presenti una buona Pasqua.
Daniel Mwalugala