«La pace in testa», a Genazzano Azione cattolica e pastorale giovanile in marcia

Si è celebrata con grande vivacità a Genazzano domenica scorsa, 28 gennaio, una giornata all’insegna della pace per le diocesi di Tivoli e di Palestrina. La pace in testa è stato lo slogan del mese della pace per l’Azione cattolica quest’anno ed ha caratterizzato anche la marcia di domenica. Il corteo ha ravvivato le strade del centro storico della città, culla del Santuario della Madre del Buon Consiglio.

Perché la pace in testa? Perché, come ha sottolineato anche il Vescovo Mauro nella sua omelia in basilica, la pace è un pensiero che sta in cima a tutto, ha il primato, non dettato dalla necessità impellente, ma abita come desiderio profondo e deciso impegno tutti i laici che vivono a fondo il Vangelo dentro le proprie comunità.

Dopo il raduno in Piazza della Repubblica, tra lo sventolio ed i vivaci colori delle bandiere, le uniformi degli scout, i sorrisi e la gioia di ritrovare amici e compagni di strada di sempre, ragazzi, giovani ed adulti si sono incamminati insieme per gli antichi stretti vicoli del paese. Poi i più piccoli con i loro educatori hanno raggiunto il Parco degli Elcini per fare attività di gioco e riflessione in gruppi, i giovani con gli adulti, invece, si sono ritrovati presso la chiesa di San Paolo Apostolo, per ascoltare le testimonianze di fra Fedele Mattera, francescano, delegato Giustizia e Pace per la Campania, assistente regionale Masci, il movimento adulti Scout, in servizio presso Santa Maria dell’Arco in Miano, Napoli, e da sempre accanto alle famiglie delle vittime innocenti della criminalità.

Fra Fedele ha riportato le sue esperienze, fin da quando era giovane frate, diciannovenne, nel carcere minorile di Nisida, a Napoli, raccontando poi del viaggio in Siria e a Kiev in Ucraina all’inizio della guerra. Più volte Mattera ha asserito che la donna è strumento di pace, fin dal momento della gravidanza, carezzando il grembo gravido, perché le donne costruiscono ponti che sanano le ferite.

E infatti due donne poi hanno testimoniato il loro essere costruttrici di pace, prima Luciana Di Mauro, vedova della guardia giurata Gaetano Montanini, ucciso nel 2009 da un gruppo di ragazzini. Dopo 8 anni dall’omicidio, Lucia ha incontrato Antonio, il più giovane degli assassini del marito, che aveva espresso il desiderio di vederla. Svenutogli in braccio, lei lo ha abbracciato e perdonato, iniziando con Antonio un percorso di redenzione, nella fatica, ma riuscendo a spezzare la catena del male, e finalmente riscattandolo. Poi ha parlato una giovane donna, Emanuela Sannino, a 19 mesi rimasta orfana della madre, Palma Scamardella, uccisa per errore a Pianura, a 35 anni. «Donare pace è l’unico strumento per avere pace, senza giudicare, solo insieme si può cambiare ciò che non va», ha affermato Emanuela.

La Messa presieduta dal Vescovo e concelebrata da fra Fedele, don Cyriaque Niyongabo, don Fernando Cianfriglia, don Ciro Vespoli e don Paolo Ravicini ha concluso la mattinata, con l’impegno di tutti a costruire pace.

Maria Teresa Ciprari