Domenica 12 novembre 2023 presso il Monastero delle Sorelle Clarisse di Palestrina si è svolto l’incontro formativo programmato per le religiose della diocesi di Tivoli e Palestrina. Nell’ambito della meditazione sulla prima Lettera ai Corinzi 7, il nostro vescovo Mauro tratta il tema: “Matrimonio e verginità. È stato un argomento impegnativo e delicato, una meditazione e un nutrimento spirituale per riflettere e pregare insieme sulla nostra vocazione ricevuta che ci rende segno di vita donata e proprio per questo, vita piena di gioia soprannaturale.
Sono necessarie due premesse per comprendere il brano della Prima Lettera ai Corinzi. La prima considerazione riguarda proprio il taglio di questa Lettera, soprattutto per quanto concerne la sua teologia matrimoniale. L’Apostolo si rivolge alla Chiesa di Corinto che viveva in una metropoli degenere e degenerata e che era stata intaccata dai germi di corruzione di quella città marittima.
Ebbene, Paolo da un lato nel suo scritto ribadisce la legittimità del matrimonio, ma d’altro lato vuole tentare anche la via della provocazione, imprimendo quasi una scossa a quella comunità cristiana intorpidita.
E lo fa esaltando la verginità – in un mondo che si trascinava stancamente secondo i canoni sociali dominanti – come segno di libertà e di donazione radicale e assoluta. Ma, badiamo bene, non è l’esaltazione di uno stato anagrafico né di una mera situazione fisiologica, bensì di un atteggiamento interiore profondo. È il dedicarsi in modo pieno e totale al Regno di Dio e all’amore del prossimo.
In un certo senso, anche il matrimonio cristiano dovrebbe avere al suo interno un germe di verginità e non tanto per un’eventuale astinenza sessuale, quanto piuttosto come desiderio di donazione pura e assoluta anche fuori della propria famiglia, in una dedizione libera e gioiosa per un orizzonte più vasto. Altrimenti la stessa esistenza familiare si raggrinzisce in se stessa; le preoccupazioni, come scrive Paolo, assorbono ogni anelito interiore.
Si noti, infatti, la reiterazione che l’Apostolo fa del termine “preoccuparsi” (in greco merimnan), proprio come aveva fatto Gesù nel Discorso della montagna.
Nel capitolo 6 di Matteo, versetti 25-34, Gesù aveva per ben sei volte usato lo stesso verbo per combattere l’affannarsi frenetico attorno alle cose e agli interessi esteriori.
Il risultato di un simile stile di vita è suggestivamente descritto da san Paolo con un solo verbo: ci si trova “divisi”, cioè tesi tra l’ideale alto con le sue aspirazioni e i suoi grandi valori e il piccolo cabotaggio senza respiro spirituale. Ecco, allora, il senso profondo della “verginità”. La vera vergine cristiana non è, come scriveva il poeta inglese secentesco John Milton, «colei che va tutta vestita d’acciaio», fredda e distaccata, ma è la persona celibe o coniugata che non è rinchiusa nel suo piccolo orizzonte familiare o sociale, ma allarga il suo cuore e la sua azione a tutto il prossimo e agli appelli forti e radicali del suo Dio.
Al termine della riflessione proposta dal Vescovo abbiamo condiviso alcune considerazioni dove è stato evidenziato lo stato attuale della gioventù. In questo tempo di permissivismo e di libertà già nell’età della preadolescenza la verginità sembra un valore/non valore che non trova significato e accoglienza. Come religiose siamo provocate quotidianamente da un mondo giovanile che brucia le tappe di crescita soprattutto in campo affettivo e sessuale e noi siamo obbligate a vivere più intensamente la nostra castità e verginità in modo sempre più trasparente e totale.
Si è arrivati ad affermare che occorre da parte nostra più visibilità, cercare di conoscere meglio il mondo giovanile e nello stesso tempo mostrare la bellezza di appartenere a Gesù nella gratuità del dono, rispondendo con generosità alla vocazione, alla chiamata, alla sequela per l’avvento del Regno. Bisogna lottare contro il bombardamento multimediale che induce gli adolescenti e tutto il mondo giovanile a considerare valore quello che non è: moda, sesso, soldi, droghe… Vivendo in pienezza la nostra vocazione tracceremo un sentiero che i giovani possano seguire perché la luce del nostro essere e la coerenza del nostro esempio potranno divenire una forza trascinante e una proposta vocazionale. Il dialogo sincero e fraterno si conclude con l’ottimismo e la speranza di essere ancora luce in questo tempo di nebbia e confusione.
L’incontro si conclude affidando al Signore i giovani e le famiglie nella preghiera dei Secondi Vespri e con la benedizione del nostro vescovo Mauro.
Grazie Ecc.za per questo pomeriggio vissuto in semplicità e comunione fraterna e la gioia delle sorelle Clarisse.
Graziella Benghini, sosc