M. Pia Colella: accogliere la fragilità e lavorare sulle ferite per trasformarle in qualcosa che possa portare luce

Da Ferite e feritoie è il tema proposto la dottoressa Maria Pia Colella, presso il monastero delle Sorelle Clarisse di Palestrina, martedì 26 novembre scorso. La conferenza della dottoressa si è tenuta nel contesto dei festeggiamenti del settantesimo anniversario di presenza delle sorelle nell’attuale monastero dopo la distruzione del precedente.

Si è voluto rileggere in chiave esistenziale e formativa quanto accaduto con la distribuzione del monastero e la perdita dell’intera comunità delle sorelle Clarisse con il bombardamento del 1 Giugno 1954.

Maria Pia Colella è una donna, sposa, madre, psicologa-psicoterapeuta e formatrice. Ha conseguito la Laurea in Psicologia a indirizzo clinico specializzandosi in Psicologia relazionale presso l’Accademia Psicoterapia Relazionale.

Durante la conferenza partendo da cosa significhi letteralmente la parola ferita, ha esplicitato cosa significhi essa all’interno della dimensione emotivo-affetivo-relazionale. E come tutta la nostra esistenza sia abitata da questa realtà, la ferita dunque non definisce la nostra modalità relazionale, ma è l’accettazione di essa, che cambia il nostro universo psichico e contestualmente il nostro modo di approcciarsi a quanti per noi sono stati feritori, cioè coloro che ci hanno impresso ferite.

Lavorare sulla ferita significa non semplicemente unificare per rimettere insieme ma soprattutto liberare colui che è stato ferito dall’identità vittimale perché non diventi a sua volta giustiziere.

Si parla molto di fragilità nel e soprattutto della fragilità giovanile, ha espletato la dottoressa Colella, ma non diamo gli strumenti necessari per fare in modo che essa sia accolta e quindi integrata. 

La chiesa di Santa Croce gremita di persone, ha visto la variegata presenza di religiose, religiosi e diversi rappresentanti del Clero della città di Palestrina, accorsi per ascoltare la Colella.

Il problema non è essere feriti, ma trasformare quanto ci è accaduto in qualcosa che possa portatore di luce feritoia appunto, in un mondo efficentista il processo di traduzione della ferita in feritoia diventa faticosissimo, ma necessario per accettare il limite e renderlo preziosità per la mia vita.

Solo così avviene il lavoro di traduzione di ferita in feritoia.

Bruno Sperandini