Carissimi, fin dal giorno in cui nasciamo sappiamo che dovremo morire.
Tuttavia la morte sembra una esperienza che non ci toccherà mai.
Ci preoccupiamo per la salute degli altri, piangiamo se muore un familiare o un amico, ma noi non pensiamo mai alla nostra morte. Pensiamo sempre a quella altrui.
Quest’anno il coronavirus ci sta facendo fare l’esperienza della morte vicina, ci ricorda che essa è una possibilità concreta per tutti.
Nulla di nuovo, ma quanto basta per aver fatto cadere tutti nell’ansia, nella paura, nella consapevolezza di essere fragili, mortali.
Più di qualcuno mi chiederà: perchè? Perché la morte di tanti anziani, genitori, figli, giovani e meno giovani… Perché tutto questo?
La risposta non è facile. Come spesso ripeto quando celebro le esequie di un giovane dico a me stesso e a chi mi ascolta che nemmeno io comprendo perché sia morto proprio lui, evito di addentrarmi in discorsi teologici troppo complessi, dico soltanto, come ripeto in questi giorni davanti alla pandemia, che Dio è Padre, un Padre che ci ha creati e ci ama e quindi non ci abbandonerà. Davanti al mistero piego la testa e mi fido di Lui che è Padre… un giorno comprenderò… Mi fido di un Dio che in Gesù ha condiviso la mia e nostra morte, le agonie che, innumerevoli, vediamo in questi giorni nelle cronache televisive ma anche nelle abitazioni di tanti e nei nostri ospedali sotto casa… Mi fido di un Dio che si è fatto peccato per stare sulla stessa barca dell’umanità e portare ad essa salvezza e vita eterna.
Oggi è Pasqua, è la festa di quel Mistero di vicinanza e trascendenza di Dio. E’ la festa del nostro buio che è stato rischiarato dalla luce della Risurrezione di Cristo, proprio come stanotte il buio delle nostre chiese, ancora più tenebroso perché vuote, è stato rotto dalla fiammella del cero pasquale: segno di Cristo Risorto. Una fiammella flebile, nella quale occorre credere. La Pasqua si fatica a vedere ma illumina tutto il nostro presente ed è speranza certa per il futuro. Sì, oggi, anche se ancora immersi nella paura del coronavirus siamo chiamati a cercare il Signore, il crocifisso che è morto. Ma siamo chiamati anche a sentire la risposta che riassume il nucleo della nostra fede e della nostra speranza: “E’ risorto!”. Voi, ci dicono gli angeli come alle donne il mattino di Pasqua, lo cercate nella tomba: egli è in cielo! “Voi credete – ha scritto H.Schlier, un famoso teologo tedesco – che anche per lui la storia procede come sempre: nascere, morire, essere sepolti; per lui non è così. Dio infatti ha creato una novità assoluta: egli è risorto… La storia di morte è interrotta, la potenza della morte è spezzata; è accaduto l’incredibile, l’inconcepibile, l’assurdo: la morte è stata inghiottita dalla vita, inghiottita nella vittoria”. E noi, da Lui amati da sempre e per sempre, saremo partecipi di questa vita eterna, della sua Pasqua. E’ la nostra fede, è la fede della Chiesa e noi ci gloriamo di professarla in Cristo Gesù nostro Signore! Buona Pasqua a tutti!
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina