Venerdì, 21 febbraio, nella parrocchia del Sacro Cuore di Gesù a La Forma, sono stati narrati episodi di testimonianza relativi alla misericordia, al perdono, alla consolazione di Dio, in preparazione al Giubileo della Speranza.
I relatori sono stati: don Franco Proietto, parroco, la già direttrice della casa di reclusione di Paliano e di Rebibbia, la dott.ssa Nadia Cersosimo, e la famiglia di Camilla Cecconi: il padre Emilio, la madre Mirna e il fratello – che è seminarista nel Collegio di Anagni – Andrea.
Don Franco ha parlato della sua esperienza di volontario nel carcere di Paliano, fatta con cinque giovani dell’Azione Cattolica, giovani della Diocesi di Palestrina, durante il decennio 1980-1990 con i terroristi, tra i quali alcuni implicati nel sequestro e nell’uccisione di Aldo Moro.
Nello stesso periodo Adolfo Bachelet, gesuita, veniva a far visita agli uccisori del fratello Vittorio, caduto sotto le armi dei terroristi nell’Università La Sapienza di Roma. Con lo stesso spirito, veniva la figlia di Aldo Moro, Maria Fida. Sono stati tempi di intenso lavoro di presenza cristiana verso persone che pian piano hanno scelto la via del pentimento.
Per rispetto non si fanno i loro nomi. Ma il contatto con gli ex terroristi e i “Comuni” (così venivano chiamati i mafiosi, quelli della Sacra Corona Unita, i Camorristi…) ha dato un taglio di qualità alla presenza del sacerdote e dei giovani volontari dell’Azione Cattolica. Sono stati gli stessi brigatisti a scegliere don Franco come loro tutore legale. Il primo episodio riguardava una ex brigatista che frequentava la facoltà di Lettere alla Sapienza negli stessi anni in cui veniva frequentata da don Franco; questa, un giorno, a conclusione di un intenso colloquio sui valori e il perdono, gli ha detto: «Peccato che non ti ho conosciuto prima, in quel tempo».
Una seconda brigatista era stata una “vivandiera” di un direttore di un noto stabilimento chimico. Sollecitata dal sacerdote ha chiesto e ottenuto il perdono dalla moglie dell’ucciso. Una terza pentita, che s’era cucita le labbra con ago e filo per protesta, ha detto: «Per me il dolore dato dal rimorso per i delitti compiuti era più profondo di quello dato dalla cucitura delle mie labbra».
La già direttrice Nadia Cersosimo ha messo in evidenza l’umanità del suo rapporto con i detenuti, il metodo di recupero e di riabilitazione che comportava lavoro, studio, studio, solidarietà con i volontari. Tra l’altro lei ha ospitato più volte i seminaristi di Anagni, ha accolto diversi cori per accompagnare le Sante Messe, c’è stato anche un tentativo di preparare delle recite teatrali. La sua fede religiosa, il suo entusiasmo e l’ottimismo hanno diffuso un’atmosfera di vivacità a tutti i fedeli che hanno partecipato numerosissimi e attenti all’evento.
Della famiglia Cecconi, Emilio – papà di Camilla, investita e morta in Palestrina il 25 agosto mentre si recava in chiesa per partecipare alla santa Messa e fare il catechismo – è stato breve ma profondo, rivelando la necessità di sperare contro ogni speranza, di perdonare e guardare cristianamente a ciò che è accaduto, nonostante la sofferenza.
Andrea ha rilevato una grande maturità nella sua riflessione quando, trovandosi davanti al corpo ferito mortalmente di sua sorella, ha detto al Signore: «Perché non fai resuscitare Camilla come hai fatto risuscitare Lazzaro», ma affidandosi totalmente a compire totalmente la volontà di Dio.
È stata commovente la sua seconda riflessione: «Io non so se sia meglio che mia sorella guarisca o se sia meglio che Tu, Signore, te la riprenda», ma con il desiderio che la sua morte porti tanti frutti spirituali e tanto bene, soprattutto ai suoi amici. «Quando il Signore ha fatto la seconda scelta, io l’ho accettata e la sto accettando. E davvero i frutti della sua opera che compie dall’aldilà sono abbondanti (tanti giovani si confessano, altri che ritornano dopo anni alla Messa, altri ancora che cambiano stile di vita… e tutto grazie a Camilla)».
La mamma Mirna ha espresso tutto il suo dolore per la perdita di una figlia speciale. È consapevole che non potrà più parlarle di Dio, confrontarsi per preparare l’incontro catechistico, sentire la sua presenza giovanile in casa, compiacersi della sua auto-ironia… sentire la sua gioia come filo conduttore del suo operare, con un sorriso sempre presente.
Ma cos’è che dà consolazione oggi alla mamma? Camilla credeva alla resurrezione di Gesù e alla propria vita eterna. La certezza che lei è ora nelle braccia di Dio dà conforto. «Anche a me la consapevolezza della gioia eterna di mia figlia dà consolazione di Dio che mi avvicina come un padre. Pensare agli altri per aiutarli mi toglie il peso del mio dolore. E Dio conforta anche me».
Una delle letture più belle trovate in questo periodo, ha raccontato Mirna, è la seconda Lettera ai Corinti al capitolo primo quando si dice: «Sia benedetto Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, Padre misericordioso e Dio di ogni consolazione!
Egli ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in ogni genere di afflizione con la consolazione con cui noi stessi siamo consolati da Dio. Poiché, come abbondano le sofferenze di Cristo in noi, così, per mezzo di Cristo, abbonda anche la nostra consolazione».
«E – prosegue – appena tre giorni dopo la morte di Camilla noi tre: padre, madre e figlio abbiamo bussato alla casa della signora che ha investito Camilla e le abbiamo detto: “Noi non vogliamo che tu per tutta la tua vita viva nel rimorso per aver investito nostra figlia e sorella. Noi ti perdoniamo”».
Ora quasi tutte le mattine, nella chiesa si incontrano insieme la madre di Camilla e la signora che ha investito la giovane figlia. Dice lei: «Tutto questo stile di vita l’ho preso dal Vangelo, mi rende testimone di Gesù per affrontare il dolore credente da cristiana».
«Vorrei terminare con un ricordo mio personale – ha concluso Mirna – intimo, che spero sia utile a tutti. Camilla sta facendo tanto bene a centinaia di giovani. Quando mi trovavo davanti a lei, moribonda, con il cuore le ho detto: «Va’ pure in pace, va’ dal Signore che ti aspetta»; ma poi immediatamente mi sono ricordata che lei s’era impegnata a offrire gli organi. Allora ho corretto: «No, aspetta ad andare. Qualcuno ha ancora bisogno di te».
Il ritardo della morte ha permesso il trapianto di alcuni suoi organi che hanno dato vita a tre persone. Lei è presente nella vita di quelle persone che vivono. Ma lei è soprattutto presente spiritualmente nei tanti giovani che accompagna dal Cielo e che ritornano da Gesù che prima non conoscevano. Ogni 25 del mese presso la Sacra Famiglia a Palestrina sono centinaia quelli che partecipano alla Messa e pregano per lei e per le necessità dei giovani di oggi».
Franco Proietto, parroco