Nel seminario di formazione della Diocesi di Palestrina l’intervento del professore dell’Università Lateranense; dal brano della Lettera di Giacomo, 2, 12-26, la riflessione si è ampliata sul legame tra fede e opere, carità e giustizia
Martedì 8 novembre scorso, presso i locali della parrocchia Sacra Famiglia a Palestrina, si è tenuto il secondo incontro del seminario di formazione per operatori Caritas della Diocesi di Palestrina, «Chi sa fare e non lo fa commette peccato».
Prendendo spunto dalla lettera di san Giacomo 2,14-26, monsignor Giovanni Tangorra ha accompagnato la platea lungo l’interessante viaggio alla scoperta della Fede viva, la Fede operante, la Fede che si mostra. Nel passaggio biblico analizzato, don Giovanni pone l’attenzione su 3 binomi, 3 passaggi fondamentali per capire come il raggiungimento della salvezza eterna sia indissolubilmente legato all’agire: fede e opere, opere e carità, carità e giustizia.
La fede che salva è quella delle opere, quella che agisce! Completando il pensiero di san Paolo incentrato sulla forza della fede che giustifica e salva l’uomo, dalle parole di san Giacomo capiamo quanto anche l’agire materiale confluisca nell’ottenimento della salvezza eterna. Una fede viva che opera è una fede che salva, «l’uomo viene giustificato dalle opere e non dalla fede soltanto, chi ha la fede ma non ha le opere è un cadavere»; una “fede intellettuale” da sola non è completa né completa l’uomo e, ancora, non si deve solo pensare o proclamare ma si deve mostrare.
Con il secondo binomio, opere e carità, capiamo come il nostro agire debba essere spinto sempre dall’amore (= carità), amore per il prossimo senza il quale la nostra fede sarebbe sterile «la Fede si rende operosa per mezzo della Carità». “L’Amore Caritas sarà sempre necessario anche in una società giusta”, citando anche papa Benedetto XVI e la sua prima enciclica Dio è amore, don Giovanni ci ricorda che la Chiesa non si può sostituire allo Stato ma non può stare ai margini della società: la giustizia va interpretata come integrazione alla carità e contemporaneamente l’amore deve permeare la giustizia. Alla base della nostra esistenza cristiana non deve mancare l’amore, «ci sarà sempre sofferenza nel mondo che necessita di consolazione e di aiuto, ci sarà sempre solitudine, ci saranno sempre situazioni di necessità materiali […], lo stato che vuole provvedere a tutto, che assorbe tutto in sé diventa in definitiva una istanza burocratica, che non può assicurare l’essenziale di cui ogni uomo ha bisogno: l’amorevole dedizione personale! […] la giustizia non renderà mai inutile la Carità e l’amore!».
Il prossimo incontro vedrà come oggetto di discussione il tema «La carità, il senso della Carità secondo i padri della Chiesa», appuntamento a martedì 6 dicembre, stesso luogo, alle ore 18 .
Elisa De Prosperis