L’incontro della comunità con il vescovo Mauro ed il premio a Riccardi
Come da tradizione il 13 gennaio, ad Olevano Romano, si festeggia santa Margherita “d’inverno”. La specificazione stagionale rimarca la differenza con la ricorrenza patronale estiva, più importante nel fasto e nei festeggiamenti che la accompagnano e fedele al calendario cattolico, nel quale la martire è commemorata il 20 luglio. Una festa più intima per gli olevanesi, con radici che si perdono nel tempo, ma che si cerca di conservare anche nella memoria dei più giovani, attraverso il racconto degli episodi, a volte ammantati di leggenda, che sempre innalzano il culto di santa Margherita, come particolarmente attenta agli accadimenti del proprio popolo.
Quest’anno la ricorrenza è stata occasione per il Vescovo Mauro di incontrare la comunità di Olevano, che si è riunita con grande partecipazione nella bella chiesa parrocchiale, per partecipare alla Celebrazione Eucaristica. Sempre utile l’invito del parroco ai commercianti locali, di chiudere i propri esercizi con mezz’ora di anticipo, in modo da consentire la presenza anche dei lavoratori, in un orario, quello delle 19, appositamente predisposto.
I festeggiamenti sono proseguiti sabato 14, con la consegna del premio Age quod agis da parte dell’Associazione Dies in castro Olibani, che si occupa generalmente degli eventi estivi dedicati alla patrona, in promozione del territorio e della sua storia. Tale premio, già dal mese di luglio, era destinato a Carlo Riccardi, artista eclettico, di origini olevanesi, che ha raccontato il nostro paese per oltre mezzo secolo, attraverso il suo continuo lavoro di documentazione fotografica.
Il premio non potette essere ritirato direttamente per motivi di salute e la scomparsa dell’artista nel mese di dicembre, ha costretto alla consegna del riconoscimento postumo, ai tre figli, con la motivazione indicata dall’Associazione, di «aver portato in alto il nome di Olevano Romano con la sua arte, per averci riempito di orgoglio e per aver condiviso con noi l’amore per il nostro paese e per le nostre origini».
Nello stesso giorno il Riccardi ha fatto ritorno con i suoi mortali resti nel paese natio che tanto amava, e si è potuta visitare, nell’ex frantoio Bonuglia, la mostra fotografica “Carlo Riccardi – da Olevano Romano alle prime pagine del mondo”, con una piccola esposizione di opere, tratte da un archivio di oltre quattro milioni di immagini. L’artista, amichevolmente rinomato per essere stato il “paparazzo della dolce vita”, con i suoi numerosi scatti, celebrativi di personaggi nazionali e internazionali che hanno animato la Roma del boom economico e delle produzioni hollywoodiane, in realtà, oltre ad essere stato un abile fotografo, fu anche pittore appassionato e artista dalle performance originali e provocative.
Tra le sue opere è bello anche ritrovare alcuni scatti della “dolce vita olevanese” degli anni ’50, fatti di immagini quotidiane in cui la laboriosità dei giorni o la semplicità dei vestiti e delle pose evocano una serenità pari a quella delle grandi star del cinema.
Il maestro è inoltre definito come “l’uomo dei sette papi”, in quanto la sua perizia come fotoreporter lo ha portato ad immortale un’esclusiva successione papale: da Pio XII a Paolo VI e Giovanni XXIII, da papa Luciani fino a Giovanni Paolo II, a Benedetto XVI ed a Francesco.
Il figlio Maurizio, in occasione della consegna del premio, ha raccontato un delizioso aneddoto sull’esperienza lavorativa e personale del padre: durante la visita di papa Giovanni Paolo II ad una mostra organizzata dal nostro concittadino e a lui dedicata, Carlo chiede all’allora pontefice di poter entrare con lui in una piccola stanza e di poter chiudere la porta dietro di loro. All’assenso di Woytjla l’artista chiude la porta. La stanza rimane momentaneamente al buio, ma quando poi viene illuminata dalla luce, nel buio appare una tela dipinta con una croce.
La risposta del Papa fu che quell’opera esprimeva il vero significato della fede: c’è, esiste, ma non si vede.
Emanuela Vittozzi