Omelia alla Celebrazione delle Cresime di Adulti in occasione del 903°Anniversario della Dedicazione della Cattedrale di Sant’Agapito Martire in Palestrina

Mercoledì 16 dicembre 2020

Cari fratelli e sorelle,

questa sera celebriamo il 903° anniversario della dedicazione, ossia della consacrazione di questa Cattedrale per opera di Papa Pasquale II, e nello stesso tempo conferiamo il sacramento della Cresima ad alcuni adulti e una di loro riceverà anche per la prima volta la Santissima Eucaristia.

Celebrare questo sacramento – la Cresima – e anche l’Eucaristia ci aiuta a celebrare l’anniversario della consacrazione della Chiesa Cattedrale – così si chiama questa chiesa perché c’è la cattedra, la sede da dove il Vescovo insegna al suo popolo le verità della fede – e viceversa.

Innanzitutto vorrei ricordarci cosa è la Chiesa.

Quando noi parliamo di chiesa ci riferiamo generalmente a un tempio costruito dagli uomini. Pensiamo subito alla nostra chiesa parrocchiale, alla Cattedrale, a qualche Santuario, ecc.

Sì, di fatto questi edifici si chiamano chiese. E sono costruiti con pietre, mattoni, materiale più o meno antico e nobile ma morto, freddo … Un tempio che chiamiamo chiesa perché ospita una Chiesa con la “C” maiuscola fatto dai battezzati, cresimati, da coloro che si nutrono almeno ogni domenica dell’Eucaristia e che compongono, appunto, la Chiesa ossia il popolo di Dio.

Una assemblea di convocati dall’amore misericordioso di Dio per cantarne le lodi con la vita.

Tra le immagini che anche il Concilio Vaticano II utilizza per descrivere la Chiesa c’è infatti pure questa. Quella dell’edificio di Dio. Ossia di una Chiesa fatta di pietre ma non di pietre morte, fredde, bensì di pietre vive e che non è altro che la comunità di tutti i battezzati (comprendeteci in questa parola anche “di coloro che hanno ricevuto la Cresima, ossia lo Spirito Santo, e l’Eucaristia”), il popolo di Dio, l’Ecclesia, l’assemblea di quanti sono convocati dall’amore di Dio, che si ritrovano in un luogo che prende il nome da loro stessi: il nome di chiesa. Uno spazio consacrato, ossia riservato a Dio, affinché qui possa avvenire attraverso l’ascolto della Sua Parola, la celebrazione dei sacramenti e la preghiera, l’incontro tra Dio e l’uomo e tra l’uomo e Dio.

E dove l’uomo, lasciandosi incontrare da Dio, possa essere sollecitato a cambiare vita e contribuire a rendere la Chiesa – non tanto quella fatta di pietre ma di persone – attraente, credibile nel mondo.

Anche la chiesa edificio quando viene dedicata viene unta con il Sacro Crisma – segno dello Spirito di Cristo – così come sarete unti voi cresimandi tra poco. Anche sulla chiesa edificio viene invocato lo Spirito Santo come verrà invocato su voi tra poco. E anche la chiesa edificio dopo la sua dedicazione viene illuminata, ornata di fiori, incensata perché in essa si fa presente il mistero di Dio. Tuttavia, voi lo capite, quello fatto a dalle pietre, a mura … è un dono a senso unico … Le pietre non sono in grado di rispondere a quanto avviene su di loro. Esse ci rimandano dunque a noi battezzati, cresimati e comunicati che possiamo accogliere il dono che ci è fatto con la nostra libertà e cambiare vita e dare testimonianza al mondo dell’incontro che abbiamo avuto.

Il Vangelo di stasera ci aiuta a comprendere cosa accadrà tra poco a voi cresimandi che completerete la recezione dei sacramenti dell’iniziazione cristiana (Battesimo, Cresima ed Eucaristia) ma non la vita cristiana perché se comprenderete ciò che vi accadrà stasera voi sarete per sempre Chiesa, per sempre riconoscenti a chi vi fa dono dell’amore che c’è tra Lui e il Padre suo: lo Spirito Santo, cambierete in meglio la vostra vita e sarete testimoni dell’amore di Dio nel mondo.

Gesù sta passando per Gerico. La città posta a 250 metri sotto il livello del mare. La città più bassa del pianeta … Una città molto tempo prima di Gesù, circondata da alte mura che fu conquistata dagli Israeliti capitanati da Giosuè (il nome vuol dire Dio salva), – si racconta nella Bibbia – dopo che l’arca del Signore girò intorno alla città per sette volte per sette giorni. Per fede fu distrutta quella città e così il popolo eletto in fuga dall’Egitto vi poté entrare. E in essa dopo la sua distruzione si salvò solo una prostituta: Raab perché aveva ospitato due spie israelite che erano andate in avanscoperta per vedere Gerico da assalire e che fece scappare da una finestra che affacciava sulle mura della città.

Bene per la medesima città, dopo tanti secoli, dopo circa 15 secoli, passa Gesù.

In quella città c’è un uomo piccolo di statura fisica e morale: Zaccheo. Pubblicano e ricco. Un peccatore pubblico. Un israelita che si era messo a servizio dei romani per riscuotere dai suoi connazionali le tasse per l’Imperatore che aveva invaso Israele. Per di più che a causa del lavoro che faceva probabilmente non proprio onestamente, era diventato ricco.

È piccolo, considerato male, ma ha un desiderio: incontrare Gesù che passa per le strade della sua città.

Un desiderio che spero sia anche di voi che stasera ricevete la Cresima.

Un desiderio di incontro con Dio dopo che a una certa età avete – almeno lo spero – compreso che abbiamo bisogno di Dio per vivere, per compiere scelte giuste, per essere salvi nella vita, per essere felici anche in tempi bui come i nostri.

Ebbene Gesù passa per Gerico e Zaccheo sale su un albero per vederlo.

Ma è Gesù che lo vede per primo come stasera vede voi, come ha guardato ciascuno di noi quando ci ha chiamato a diventare cristiani.

E Gesù invita Zaccheo a scendere dall’albero perché vuole entrare in casa sua. Sotto il suo tetto!

Zaccheo scende subito e lascia entrare Gesù, il Dio che salva, in casa sua. E così la salvezza entra nella casa di un peccatore.

Tra poco su di voi scenderà lo Spirito Santo, poi riceverete l’Eucaristia: Gesù entra in casa vostra. Forse vi entra perché avete partecipato a tutti gli incontri di preparazione? Perché siete bravi? Perché in fondo ne avevate diritto perché dovete fare i padrini, le madrine, dovete sposarvi … e la parrocchia “deve” fornire servizi, deve dare i sacramenti a chi li chiede al di là di tutto? …

No, Gesù entra in voi con il suo Spirito di amore per darvi consolazione, capacità di discernere ciò che è buono e ciò che non è buono, viene in voi per pura misericordia come è venuto e viene in ciascuno di noi con il dono dell’Eucaristia.

Questa presenza misericordiosa e immeritata deve farci cambiare vita!

Sarebbe triste se uscissimo di qui stasera come se non fosse accaduto nulla. Così come è triste quando i battezzati, i cristiani che compongono la Chiesa escono dall’edificio sacro dopo essersi incontrati con il Risorto, come erano prima …

Accolto Gesù in casa sua, Zaccheo fa un proposito che nasce dal cuore. “Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto”.

E così Gesù può concludere l’incontro con Zaccheo affermando: “Oggi la salvezza è entrata in questa casa … il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto …”.

Cari amici, oggi la salvezza entra nella vostra casa, nel vostro cuore, nella vostra vita e vi entra tanto più quanto più comprendendo il dono di amore immenso che ricevete diventando pienamente figli di Dio saprete vivere in quanto tali, condividendo ciò che avete e ciò che siete con chi è più povero di voi e impegnandovi a testimoniare insieme agli altri cristiani che compongono la Chiesa, alle altre pietre vive che questo edificio rappresenta e ci ricorda, come Dio è grande e buono, ricco di amore e di misericordia e testimoniando tutto ciò non tanto a parole – anche queste, per carità, possono servire – ma con atti concreti verso i tanti poveri di questo mondo che conosce ormai troppe povertà, di ogni tipo, di ogni genere e chiede a noi cristiani coerenza di vita, purezza nella testimonianza, distacco dai beni e condivisione con tutti di ciò che abbiamo e di ciò che siamo affinché tutti diveniamo non più ricchi di cose per noi ma più ricchi di umanità e di fede. Amen.

+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina