Tivoli, Basilica Cattedrale di San Lorenzo Martire, Mercoledì 8 aprile 2020
Per prepararci all’esame di coscienza mi fermo con voi sulla prima lettura che abbiamo ascoltato per poi passare al Vangelo.
Nella prima lettura Isaia ci presenta la parabola di vita del servo.
Si può intravedere in essa la figura di Cristo: il Servo di YHWH.
È cresciuto nel deserto gratuitamente. Nel deserto non si semina, non si miete e non si raccoglie nulla da mettere nei granai.
Se qualcosa vi cresce è per gratuità. È perché Dio interviene gratuitamente.
E lui non si è logorato, è cresciuto. Non sontuosamente ma ce l’ha fatta.
Tuttavia, come tutti i poveri di YHWH subisce il disprezzo degli uomini, è maltrattato, castigato come un peccatore. Subisce il trattamento di un peccatore pur non avendo commesso nessun peccato. Innocente si è fatto solidale con il peccato del popolo e da solo porta su di sé le colpe di tutti.
È perseguitato ma non si ribella. Rimane in silenzio.
Si fa solidale con il peccato degli uomini peccatori e ingiusti, prende su di sé il peccato degli uomini. Si fa solidale con il peccato degli uomini per amore e questo amore feconda la terra, feconda anche il terreno sotto di lui dove abita la morte. Si fa solidale con i peccatori e l’offerta della sua vita innocente espia le colpe dei peccatori.
Dopo il tormento conoscerà YHWH cioè farà esperienza della vita vera che è conoscere il Signore! E Dio solennemente apprezza l’atteggiamento silenzioso del suo servo che offriva se stesso in sostituzione del peccato degli uomini e lo glorifica, lo innalza. E così la sua condizione di “maledetto” non per colpa sua ma per amore degli uomini vince il peccato degli uomini. Ha amato, ama e il suo amore salva l’uomo.
Quel servo, lo comprendiamo bene in questo giorno ormai vicini al Venerdì Santo, è Gesù. Il Figlio di Dio mandato dal Padre. Il giusto, il santo, il senza peccato che assume su di sé il nostro peccato per salvarci per sempre dal peccato grazie al suo amore.
Sì, è Cristo che accetta di marcire nella terra come il chicco di grano che per portare frutto deve marcire, morire e così può germogliare.
Questa sera, allora, guardiamo a Cristo che con il suo amore vince il buio del nostro peccato e della morte.
Guardiamo a Cristo e, come ci ha invitati a fare la seconda lettura, seguiamone le orme.
Siamo qui per chiedere perdono al Signore che si è fatto amore all’estremo, fino all’estremo della croce per noi.
Ma noi, davanti a Lui, spesso non comprendiamo che dobbiamo seguirlo.
Anche Giacomo e Giovanni che erano stati tra i primi ad essere chiamati a seguire Gesù non comprendono che il regno di cui ci ha parlato Gesù non è il regno del potere ma quello dell’amore, quello dove il Padre ammetterà o meno a seconda di come avremo amato, dove per entrare occorre seguire Gesù nella sua logica di amore silenzioso, capace di sopportare e di donarsi con Lui e come Lui per gli altri.
Giacomo e Giovanni chiedono posti di onore in un regno che immaginano ancora mondano.
E forse anche noi ci siamo spesso ingannati in questo senso.
In questo tempo di coronavirus quante preghiere – e anche giustamente – ma per pensare di essere esenti dalle malattie … caso mai solo noi e i nostri cari … segno questo di un atteggiamento che ci dice che il nostro rapporto con Dio non è di fede/fiducia in Lui ma di io ti do e tu mi dai … Gesù sulla croce ha dato tutto per amore!
Oppure quante volte siamo stati egoisti, abbiamo pensato a noi, ad esercitare i nostri piccoli o grandi poteri senza apprendere quanto ci insegna Gesù: che i grandi delle nazioni esercitano su di esse il potere ma tra noi non deve essere così. Guardando a Lui chi vuole essere il più grande deve farsi piccolo, servitore, deve amare imparando a fidarsi più del Padre che di sé.
Anche Gesù è stato tentato da satana. E quale era questa tentazione? Leggendo il Vangelo appare sempre più chiara. Avere più fiducia in sé e nella potenza del mondo che in Dio … È la nostra tentazione. La tentazione che Gesù ha vinto amando Dio dimenticando sempre più se stesso piuttosto che dimenticando Dio pensando sempre più a se stesso come spesso facciamo noi poveri peccatori.
Guardando a Gesù, chiediamo perdono se non lo abbiamo seguito in questo modo dimenticando noi stessi. Se abbiamo cercato più noi dimenticandoci di Lui e di coloro nei quali Lui vuole essere amato: i fratelli, i poveri, il prossimo.
La prima lettura e il Vangelo ci dicono che se vogliamo vivere da cristiani e vincere con Cristo sul peccato e sulla morte dobbiamo stare dalla parte di Gesù, di Lui, pietra scartata dai costruttori ma divenuta testata d’angolo. Lui che perché ha amato è risorto. Anche oggi tanti come Lui amano … amano fino alla dimenticanza di se stessi … e noi?
Guardiamo alla croce, affidiamoci all’amore del Padre, amiamo Dio e i fratelli, anche i nemici come ha fatto Gesù e allora potremo partecipare a quella gloria, la gloria della Pasqua, che il Padre ha dato al suo Figlio umiliato, calunniato, disprezzato, crocifisso per noi. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina