Tivoli, Chiesa di Santa Maria Maggiore, Martedì 31 dicembre 2024
Signor Sindaco, illustri autorità, cari fratelli e sorelle nel Signore!
Con la celebrazione di questa Santa Messa concludiamo l’anno 2024. Canteremo il Te Deum per ringraziare il Signore per tutti i doni ricevuti in questo anno che sta per tramontare e mentre si avvicina il sorgere del nuovo anno 2025 imploreremo con tutta la Chiesa il dono della pace!
La pace della quale sentiamo profonda necessità a partire dai nostri cuori spesso inquieti, dalle nostre famiglie, la pace di cui sentiamo necessità nei luoghi di lavoro, di studio, nella politica, là dove ci sono rapporti umani e spesso la pace viene minacciata dai nostri egoismi.
La pace della quale sentiamo profonda necessità pensando ai grandi conflitti e le guerre che ancora insanguinano tante, troppe, parti del mondo.
In questa celebrazione siamo invitati a guardare a Maria, la Madre di Dio, alla Theotokos, un titolo che gli antichi concili e i Padri della Chiesa davano a Maria per proteggere l’integrità della nostra fede che afferma come una creatura, Maria, abbia potuto generare Dio. Sì oggi celebrando Maria Madre di Dio, ancora nel clima del Natale, noi guardiamo certamente a Dio che si è fatto uomo in Gesù per noi, ma che ha potuto farsi uomo nel grembo di una donna: Maria, ha potuto farlo grazie a una madre che lo ha atteso, partorito e generato ossia non lo ha soltanto messo al mondo ma lo ha seguito, a tratti nascosta, a tratti più presente, ma lo ha seguito fin sotto la croce.
Maria, dunque, che con la sua disponibilità, unifica il Cielo e la Terra. Accoglie nel suo grembo Dio che si fa uomo per opera dello Spirito Santo e genera un uomo, Gesù, che è vero Dio.
In Lei si realizza una unificazione perfetta tra l’uomo e Dio. La carne umana, la nostra povertà può accogliere la gloria di Dio. Tale unificazione mi piace vederla come la vera pace. La vera pace che può esserci non soltanto grazie ai nostri tentativi umani di riconciliazione. Tentativi che spesso falliscono, che durano un po’ e poi decadono … Ma la vera pace che nasce e resiste quando l’uomo si apre a Dio, lo accoglie come lo ha accolto Maria e poi lo genera, lo offre al mondo.
A dirla così sembrerebbe abbastanza facile. Ma allora, viene da domandarsi, perché la pace non c’è? Perché i nostri cuori non accolgono Dio o anche se lo accolgono poi non sono capaci di generare la pace?
La pace non c’è perché i nostri cuori sono ormai incapaci di generare.
Per generare la vita divina, la pace che viene da Dio, occorre innanzitutto accettare di diventare padri e madri mentre invece, oggi, sembriamo tutti riluttanti ad accettare la paternità, la maternità, la capacità di generare, la responsabilità verso l’altro. Perché? Perché desideriamo tutti essere sempre più indipendenti, autonomi … e così diveniamo individualisti e sempre più solitari e soli. Diventiamo servi di noi stessi, delle nostre passioni, della nostra ragione e diveniamo sterili, incapaci di generare Cristo e quindi generare pace, costruire la pace che viene da Dio ma chiede anche la nostra collaborazione, i nostri sacrifici, le nostre rinunce.
Proviamo stasera a guardare al cuore di Maria. Cosa ha comportato per Lei essere madre di Gesù? Quante cose – belle e anche meno belle – avrà dovuto comporre insieme per comprendere suo Figlio, la sua missione, i suoi piani. Ma poi ha fatto sintesi e ha saputo trasformarsi da figlia a madre. Non più soltanto capace di accogliere le cose di Dio in Lei ma anche di offrirle all’umanità bisognosa, estremamente bisognosa della pace che viene solo da Dio.
Ebbene, stasera, guardando a Maria e al suo cuore che custodiva tutto ciò che vedeva compiersi nel Figlio e intorno al Figlio e che ha riconosciuto e portato nel mondo come il Figlio di Dio, che anche noi riusciamo a guardare a Cristo e comprendere che solo in Lui è possibile la vera pace, quella pace vera e duratura che come scrive Papa Francesco nel suo Messaggio per questa Giornata Mondiale della Pace: “non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani. – E continua ad esortare – Cerchiamo la pace vera, che viene donata da Dio a un cuore disarmato: un cuore che non si impunta a calcolare ciò che è mio e ciò che è tuo; un cuore che scioglie l’egoismo nella prontezza ad andare incontro agli altri; un cuore che non esita a riconoscersi debitore nei confronti di Dio e per questo è pronto a rimettere i debiti che opprimono il prossimo; un cuore che supera lo sconforto per il futuro con la speranza che ogni persona è una risorsa per questo mondo”.
Cari amici questo cuore è il cuore di Maria, un cuore estremamente pacificato e che siamo chiamati tutti a fare nostro rendendo il nostro cuore simile al Suo per disarmare tutti. Scrive sempre il Papa nel suo Messaggio: “Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. A volte basta qualcosa di semplice come ‘un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito’. Con questi piccoli-grandi gesti, ci avviciniamo alla meta della pace e vi arriveremo più in fretta, quanto più, lungo il cammino accanto ai fratelli e sorelle ritrovati, ci scopriremo già cambiati rispetto a come eravamo partiti. Infatti, la pace non giunge solo con la fine della guerra, ma con l’inizio di un mondo nuovo, un mondo in cui ci scopriamo diversi, più uniti e più fratelli rispetto a quanto avremmo immaginato”.
Guardando al cuore di Maria, un cure disarmato davanti ai progetti di Dio su di Lei ma che proprio per questo ha potuto generare Cristo e dare al mondo l’autore della Pace, con la sua stessa intensità di amore e con l’intensità della preghiera del Papa chiediamo: “Concedici, la tua pace, Signore!”. E con Lui preghiamo:
“Rimetti a noi i nostri debiti, Signore,
come noi – con il Tuo aiuto – li rimettiamo ai nostri debitori,
e in questo circolo di perdono concedici la tua pace,
quella pace che solo Tu puoi donare
a chi si lascia disarmare il cuore,
a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli,
a chi senza timore confessa di essere tuo debitore,
a chi non resta sordo al grido dei poveri”. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina