Palestrina, Basilica Cattedrale di S.Agapito Martire, 1° gennaio 2022
Iniziamo questo nuovo anno dopo otto giorni dalla celebrazione del Natale.
Lo iniziamo chiedendo che Dio, il Figlio di Maria, ci benedica: ne sentiamo tanta necessità soprattutto in questa epoca cambiata, in questo tempo così difficile e dove giustamente il Papa anche quest’anno ci chiede di pregare per la Pace con un Messaggio che ci ha indirizzato e che ha per titolo: Dialogo fra generazioni, educazione e lavoro: strumenti per edificare una pace duratura. Una pace che è innanzitutto dono di Dio ma che è anche frutto di impegno condiviso poiché c’è una “architettura” della pace, dove intervengono le varie istituzioni della società e c’è un “artigianato” della pace che coinvolge ognuno di noi in prima persona.
Una pace che ci deve vedere impegnati a dialogare tra generazioni, tra giovani e anziani. Tra i giovani che amano ascoltare le esperienze, la saggezza ed anche la fede degli anziani e gli anziani che hanno costruito, risparmiato, lavorato fino ad oggi per i giovani, per i nipoti e sognano per loro un futuro di pace che potrà esserci soltanto se non saranno dimenticate le loro e nostre radici.
Una pace che ci deve vedere impegnati insieme affinchè l’istruzione e l’educazione siano una possibilità anche oggi per tutti, affinchè una mancanza di istruzione ed educazione non crei generazioni future incapaci di criticità e di esprimere ciò che portano a favore di pochi potenti che desidererebbero il silenzio di molti per imporsi con la loro voce, con la voce di loro che sono i pochi potenti della terra.
Ed ancora una pace che ci deve impegnare a offrire possibilità di lavoro all’uomo, ad ogni uomo poiché solo il lavoro, quello sicuro e non precario, quello in sicurezza, può garantire dignità e quindi pace tra gli uomini che sono ben più importanti di ogni evoluzione tecnologica tendente a sostituirsi al lavoro umano e riducendo nella propria dignità l’uomo e quindi mettendolo in competizione con poteri più forti di lui ed irrispettosi della sua dignità.
In questo contesto di cambio d’epoca che stiamo vivendo, all’inizio di un uovo anno di questa epoca cambiata, immersi ancora nell’incertezza e nella paura causata dalla pandemia, la Parola di Dio che ci è stata proclamata ci ripresenta il Mistero del Natale come benedizione di Dio che raggiunge l’uomo, ogni uomo, tutti gli uomini e dalla quale occorre lasciarci riempire.
La benedizione divina promessa ai figli di Israele – nella prima lettura – raggiunge infatti tutti i “nati di donna” che sono “sotto la legge” (seconda lettura), grazie alla nascita del Bambino Gesù, come ci ha narrato il Vangelo.
Tale benedizione che si compie nel Bambino di Betlemme ci favorisce nel costruire la pace perché cambia il modo di concepire noi stessi, il mondo, le relazioni fondamentali che si costituiscono tra noi. E noi possiamo e dobbiamo costruire la pace, il nuovo che inizia oggi con un nuovo anno, riferendoci proprio a questo nuovo modo di pensare noi stessi, le relazioni, gli altri, la storia di cui siamo protagonisti.
Nella prima lettura abbiamo ascoltato la grande benedizione sacerdotale che si incentra sul “volto” di Dio. Volto che l’uomo cerca anche se sa che non può afferrarlo pienamente ma “volto” di Dio che viene in cerca dell’uomo. Il volto, come il nome ci definisce e mentre noi cerchiamo il volto di Dio, Lui per primo cerca il nostro. E augurare che “il Signore rivolga su di te il suo volto” vuol dire augurare all’inizio di un nuovo segmento di storia, all’inizio di un nuovo anno di questa nostra storia umana tanto travagliata, che il volto che definisce Dio: ossia amore assoluto, pace perfetta, gioia e luce, splendano sul volto dell’uomo. Se desideriamo divenire costruttori di un mondo migliore chiediamo oggi, allora, che il volto di Dio brilli su di noi. Un Padre della Chiesa, Clemente Alessandrino, scriveva che: “Dove il Signore volge il suo sguardo, è pace e gioia, ma quando egli lo rivolge altrove, il male penetra inosservato”.
Cari amici che cercate la pace. Abbiamo compreso e comprendiamo sempre di più che in questa epoca per costruire la pace sono indispensabili le relazioni e vedere il volto è relazione. Con la sua nascita da Maria, Dio in Gesù ci mostra il suo volto, volto che riempì di gioia, lode, canto i pastori che lo incontrarono.
Ma noi ci lasciamo guardare da quel volto? Noi lo cerchiamo e se mai dovessimo incontrarlo ci lasciamo guardare negli occhi oppure ci nascondiamo?
Qualcuno mi ha detto che questo tempo dove tutti portiamo la maschera gli piace perché non permette di rivelare quanto il volto esprime. Pensate se Dio facesse così con noi… Lui non ha maschera, Lui ci mostra il Suo amore fedele ed inesauribile affinchè anche noi mostriamo a Lui il nostro volto come esso è affinchè possa trasformarlo con il suo sguardo di amore e di pace per renderci a nostra volta testimoni di amore e pace in questo nostro mondo. Certo il suo Volto è luminosissimo e quindi ci abbaglia e non possiamo coglierlo in pienezza ma ci deve bastare perché ci guarda con amore, passione, misericordia!
La benedizione di Dio è dunque l’incontro con Lui. Ed è in questa ottica che dobbiamo leggere anche la seconda lettura di oggi. Essere sotto la legge per Paolo è rimanere autoreferenziali, è vivere anche un rapporto con Dio e con gli altri che si limita al fare ciò che devo ma non andare oltre… pensate se una madre si limitasse a fare ciò che deve per i figli e non andare tante volte “oltre” nell’amore… Ebbene a una umanità che pensa di salvarsi e trovare pace, gioia e felicità nell’osservanza perfetta ma esteriore di una legge che non va oltre, San Paolo contrappone il Vangelo della grazia. Intendiamoci: non vuol dire che l’uomo deve rimanere inoperoso e lasciarsi soltanto amare da Dio. Ma non deve neppure illudersi che si salverà grazie alle sue sole opere, grazie alla sua sola osservanza di leggi che potrebbero esserci imposte anche per limitare la nostra capacità di amare andando oltre e divenendo tutti costruttori di pace.
San Paolo afferma che nella pienezza del tempo “Dio inviò il suo Figlio, nato da una donna, nato sotto la legge, per riscattare quelli che erano sotto la legge, affinchè ricevessimo l’adozione a figli”. Il volto di Dio sulla storia salva l’uomo dalla maledizione della legge che ingabbia l’uomo, che non lo rende più capace di amare gratuitamente e entrando nel mondo obbedendo alla legge ma andando oltre nell’amore dà a tutti la possibilità di essere liberati dall’efficientismo, dal pensare che ci salviamo da soli, ma ci salviamo perché entriamo in relazione filiale e nella libertà con Lui e con gli altri. E tutto scaturisce dallo sguardo di un volto impotente ma limpido di un Bambino.
Il neonato che giace nella mangiatoia è il volto di Dio sulla nostra storia. Un volto che non parla di onnipotenza, di efficienza ma di semplicità, di pace, di amore, di gioia offerta gratuitamente all’uomo.
Maria da parte sua custodiva tutte queste cose nel suo cuore. Le metteva insieme.
Davanti al nuovo anno che inizia e che non sappiamo come sarà, cosa ci riserverà, cosa sarà della nostra esistenza, della nostra storia… impegniamoci a far sì che la pace regni ma che regni soprattutto perché splenda su ogni volto il riflesso del volto di amore e di speranza di Dio, di Dio che è nato da Maria affinchè come Lei e con Lei, guardando quel volto, ciò che ha saputo e sa suscitare, ricordando la sua storia, la fedeltà alle sue promesse sappiamo discernere, custodire, annunciare, costruire un mondo più amorevole e gioioso, un mondo pieno della vera pace che oggi è scesa a noi dal Cielo. Buon anno a tutti!
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina