Palestrina, Cattedrale di Sant’Agapito Martire, Domenica 1° gennaio 2023
Carissimi fratelli e sorelle,
come ormai tutti sanno, ieri mattina, alle ore 9,34, nel Monastero Mater Ecclesiae, in Vaticano, all’età di 95 anni, è deceduto il Papa Emerito Benedetto XVI.
Profondo amante della liturgia non avrebbe certamente desiderato che la liturgia di stamane – ottava di Natale, Solennità della Madre di Dio – divenisse liturgia funebre. Tuttavia questa mattina lo vogliamo ricordare al Dio della Vita che da grande teologo ha ricercato per tutta la sua esistenza di profondo credente, di sacerdote, Vescovo, Cardinale, Successore di Pietro.
Siamo qui per celebrare il Dio che nel Bambino nato da Maria si è rivelato come il Dio con noi e per noi. Che non ci abbandona mai, nemmeno nel buio della morte.
Stamane lo ringraziamo per averci dato il Papa Emerito Benedetto XVI.
Con le stesse parole che pronunciò al termine dell’Omelia in occasione delle esequie di San Giovanni Paolo II anche noi “Possiamo essere sicuri che il nostro amato Papa sta adesso alla finestra della casa del Padre, ci vede e ci benedice. Sì, ci benedica, Santo Padre. Noi affidiamo la tua cara anima alla Madre di Dio, tua Madre, che ti ha guidato ogni giorno e ti guiderà adesso alla gloria eterna del Suo Figlio, Gesù Cristo nostro Signore. Amen”.
Che Benedetto XVI, ora, dalla finestra del Cielo insieme a San Giovanni Paolo II e agli amici che ha reincontrato continui a vegliare su di noi e sulla Chiesa che ha amato e servito. Anche per questo, mentre imploreremo il dono dello Spirito Santo con il canto del Veni Creator, al termine della Messa, sul nuovo anno da poche ore iniziato, preghiamo perché l’umile operaio nella vigna del Signore, che tanto ha lavorato per essa, sia ricompensato delle sue fatiche e continui a vegliare sul nostro cammino che continua nel tempo.
Signor Sindaco, illustri autorità, cari fratelli e sorelle nel Signore, buon anno!
Iniziamo il 2023 sotto lo sguardo di Maria Santissima che i Padri dei Concilio di Efeso, nel 431, dichiararono Madre di Dio. Ossia vera Madre di Cristo, vero uomo, vero Dio e nostra pace. E per volontà di San Paolo VI celebriamo oggi anche la 59ª Giornata Mondiale della Pace.
Da Maria, oggi, ci lasciamo guidare nel contemplare ciò che da otto giorni la Chiesa celebra solennemente: la nascita del Figlio di Dio nella umile grotta di Betlemme. Quell’evento che è all’inizio della nostra fede in quel Dio pieno di amore che dopo aver creato l’uomo, averlo lasciato libero – anche di peccare – non si arrende davanti alla nostra indifferenza nei suoi confronti, indifferenza di ieri e di oggi. Non si arrende davanti al nostro peccato, alle nostre occasioni perdute per lasciarci amare da Lui e amare i fratelli. Non si arrende davanti al peccato che intacca e rovina la comunione con Dio e tra noi, che provoca le nostre guerre piccole o grandi, che provoca la morte.
Bensì, nella Notte di Betlemme, in Gesù, è entrato nella nostra storia per portare pace agli uomini che Egli ama e che davanti a questo amore sono chiamati ad accogliere il Suo amore e condividerlo poiché l’amore è diffusivo in sé.
Ebbene ci poniamo dunque davanti al Bambino con Maria che, ci dice il Vangelo di oggi, “da parte sua custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”.
Maria è il modello di come deve essere il credente che, pur conoscendo bene i fatti, non può mai prescindere dalla parola ascoltata. La parola ascoltata dall’Arcangelo Gabriele al momento dell’annunciazione, quanto vede fare dai pastori che avvertiti dall’angelo vanno ad adorare il Bambino, vedono la realtà che il Signore ha fatto loro conoscere, credono e annunciano a tutti ciò che hanno visto. E Maria compara tutte le cose che accadono, le conserva, le medita, le serba con sé come un tesoro intimo e le confronta, le rumina nel suo cuore.
Maria, la Madre di Dio, ci insegna così questa mattina, all’inizio di un nuovo anno, come si sta davanti a Dio, come si deve vivere al Suo cospetto: ascoltando, accogliendo, conservando, incontrando, misurando, comprendendo, combinando tra loro in una crescita continua che fa germinare la pienezza del dono, i misteri stessi del regno di Dio.
Per credere occorre vedere. E per noi la visione di Dio viene dall’ascolto delle sue Parole una visione che sarà sempre un po’ confusa, frammentaria. San Paolo direbbe che noi vediamo sempre “come in uno specchio, in maniera confusa” e solo alla fine sarà ricomposto nel nostro cuore quel volto che vedremo faccia a faccia (1Cor 13,12).
All’inizio del nuovo anno, dunque, Maria ci insegna a porci in ascolto della Parola di Dio, di come Egli in Gesù si rivela e manifesta quale “Dio con noi”, come portatore di pace – la pace che c’è nella Santissima Trinità e che è perfetta – agli uomini che Egli ama fino a farsi carne per noi subendone tutte le conseguenze. Una pace che noi dobbiamo accogliere poiché ne sentiamo estrema necessità ed il nostro cuore è sempre inquieto e tormentato se non impara a credere, a confidare nella pace che viene dal Cielo, a riposare in Lui che è la nostra pace!
Iniziamo un nuovo anno e l’uomo del 2023 è un uomo solo, triste, malinconico, in ansia.
È un uomo impaurito da un lungo periodo di covid, di isolamento che non è la solitudine riempita da una Presenza, ma la mancanza di relazioni vere, di amicizie … È un uomo solo che vive nella malinconia e nella paura. Dopo il covid-19 un altro virus ancor più difficile da debellare perché sicuramente proveniente dal cuore dell’uomo, lo ha colpito. Il virus della guerra. E con esso tutte le nefaste conseguenze che non immaginava di vedere per l’ennesima volta l’uomo – europeo – nel 2022 appena conclusosi. È un uomo impaurito e minacciato da una economia sempre più in crisi, una società sempre più povera di risorse economiche ma anche morali, povera di competenze e quindi più egoista. Una società povera di fonti energetiche, nella quale deve constatare come egli, l’uomo, a forza di sfruttare il creato lo ha in gran parte distrutto tanto che ora il creato si volge contro l’uomo stesso che Dio aveva posto al centro, come custode del creato …
È un uomo in ansia perché ha perduto la memoria del dove proviene – da Dio – e della meta dove va – l’eternità, la comunione perfetta con Dio –. E anziché cercare il senso vive in attesa di andare dove nemmeno lui sa.
L’ansia genuina che genera la ricerca, il viaggio la scoperta dell’ignoto, il penetrare il mistero è una cosa buona. Ma non lo è più quando ci incute paura davanti a ogni cosa.
E l’antidoto a questa ansia è guardarsi dentro coltivando il silenzio – come ha fatto Maria – ma anche cercando negli altri, con gli altri, il senso della propria vita. Quegli altri che per Maria sono stati Gesù, Giuseppe, i pastori, gli angeli … È la mano dell’altro che ti conforta nell’ansia. E Maria ci invita ad affidarci al suo Figlio che è venuto per tenderci la mano, essere nostro compagno di viaggio per vincere le nostre ansie e divenire così uomini e donne pacificati e di pace.
Il Cardinale Ravasi, sul Corriere della Sera del 23 dicembre scorso, descriveva l’ansia citando una poesia di Brecht così: “Io sono seduto ai bordi della strada, quindi da solo. L’autista sta cambiando la ruota del mezzo su cui viaggio ma io non so da dove vengo e dove vado. Ma allora perché attendo con tanta impazienza il cambio della ruota?”. In altre parole: non avere un senso nella vita crea ansia. Ma anche se non sai da dove vieni e non sai nemmeno la tua meta, se hai però qualche ideale dentro, la paura finisce e si spegne l’ansia. E inoltre ho necessità – continuava il Cardinal Ravasi – della mano dell’altro affinché la paura finisca e si spenga l’ansia.
Ebbene, Maria ci insegna a guardare e credere nel suo Figlio sapendo che è il Figlio di Dio da cui tutto proviene e al quale tutto ritornerà. Che Lui nel Natale si fa nostro compagno di viaggio per tenerci la mano lungo il cammino della vita. E se, come Maria, lo accoglieremo, anche in questo tempo così travagliato della storia, Lui sarà capace di spegnere l’ansia che ci incute paura, ci darà la pace che viene dal sentirci presi per mano da un Dio affidabile, da un Dio amico dell’uomo.
Cari fratelli e sorelle, in questo primo giorno dell’anno e Giornata Mondiale della Pace, impariamo da Maria a osservare, custodire, meditare l’amore del Dio che si è fatto uomo per noi. E con Lui diveniamo costruttori di pace, seminatori di speranza e di gioia nonostante tutto.
I pastori – ci ha ricordato il Vangelo – “se ne tornarono – dopo aver adorato il Bambino e aver riferito ai presenti quanto era accaduto nella Notte di Betlemme – glorificando e lodando Dio”. È, quella dei pastori, quasi una profezia della prima comunità cristiana che ci sarà descritta negli Atti degli Apostoli dopo l’ascensione che è la chiusura del Cielo che con la nascita di Gesù si apre. La loro vita, come la nostra, di noi Chiesa che può con gli occhi della Madre di Dio contemplare il volto di Cristo amico dell’uomo, e fare della nostra vita, come quella dei pastori, un “ritorno”. Ritorno dell’uomo a se stesso, ritorno al Padre compiuto nel cammino di Gesù, il Figlio che ci è venuto incontro. I pastori che hanno visto e creduto, che hanno visto ciò che hanno udito, diventeranno a loro volta “angeli”, annunciatori di questa gioia che è per tutto il popolo. Quella gioia che sarà anche nostra se come Maria guarderemo da oggi in poi, per tutti i giorni della nostra vita, con più attenzione, profondità, meditazione a Cristo. Se ascolteremo maggiormente e con più profondità la Sua Parola che ci chiede di essere accolta per dare senso al nostro viaggio della vita. La Parola che chiede di essere accolta in silenzio per riempirlo di amore e di pace, per farci comprendere che nel Natale Dio si è fatto uno di noi, vicino a noi, per prenderci per mano e renderci annunciatori, costruttori di pace. Quella pace che costruiremo lodando e glorificando Dio e annunciando a tutti che Lui non ci ha abbandonati e non ci abbandona, e ci chiede di annunciarlo in ogni luogo: in famiglia, sul lavoro, a scuola, nella città, nel Paese, nel mondo, nella Chiesa!
Tra poco invocheremo l’aiuto dello Spirito Santo su questo anno da poche ore iniziato. Che Lui, amore che sussiste tra il Padre e il Figlio, ci renda autentici ascoltatori della Parola e quindi “credenti”; uomini e donne di comunione, di relazione, di gioia, di speranza: autentici operatori e operatrici di pace perché riconciliati e pacificati grazie a Lui in noi stessi. Amen.
+ Mauro Parmeggiani
Vescovo di Tivoli e di Palestrina